Molto spesso le cronache sportive raccontano di simulazioni, sceneggiate e altri comportamenti poco edificanti, mettendo un dubbio i veri valori dello sport ed aumentando lo scetticismo sulla sportività degli atleti e delle competizioni. Ma è davvero tutto da buttare? Le recenti Olimpiadi di Rio ci hanno sicuramente lasciato almeno un po’ di spirito decoubertiano e vi racconteremo pertanto alcuni dei più famosi esempi di fair play nella storia dello sport.
Michael Phelps, nuoto
Iniziamo proprio da un famoso atleta olimpico, Michael Phelps, il più titolato nella storia delle olimpiadi, con ben 23 medaglie d’oro. Siamo alle Olimpiadi di Atene 2004, dove il diciannovenne Phelps aveva appena vinto il quarto oro nella gara dei 100 farfalla. É il momento della staffetta 4×100 mista che vede gli statunitensi nettamente favoriti sul resto del mondo. Quinto oro per lo “squalo di Baltimora”? Niente affatto. Phelps rinuncia a partecipare alla staffetta per dare l’opportunità ad un compagno di squadra di salire sul trono di Olimpia. Avrà occasione di rifarsi.
Paolo Di Canio, Everton – West Ham
Un gesto famoso ancora oggi, realizzato da un calciatore molto poco “politically correct”. Quando giocava nella squadra londinese del West Ham, l’attaccante ex Lazio e Milan ricevette l’ovazione dello stadio dell’Everton per aver fermato con le mani un pallone che poteva tranquillamente calciare in rete. Motivo? Il portiere avversario era rimasto a terra infortunato molto lontano dai pali. Un gesto, questo, che gli è valso il premio Fair Play della FIFA.
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Bepi Pillon, Ascoli – Reggina
Il 5 dicembre del 2009, Ascoli e Reggina si affrontano in una partita del campionato di Serie B. Al minuto 14 il giocatore reggino Valdez resta a terra infortunato. Tutti i giocatori si fermano tranne Sommese dell’Ascoli che va sul fondo e crossa per il gol di Antenucci. Da lì iniziano alcuni minuti di caos con risse ed espulsioni. Ma a risolvere la situazione ci pensa l’allenatore dell’Ascoli Pillon che ordina ai suoi di far segnare gli avversari.
Pascal Hartmann, poker sportivo
Molti considerano il poker un gioco opportunistico, senza valori. Visione non condivisa del tedesco Pascal Hartmann, famoso grinder di PokerStars che si è reso protagonista di un gesto di grande fair play durante il Main Event dell’EPT di Barcellona. Hartmann apre il gioco, ma tutti passano la mano, tranne il giocatore Jiachen Gong, che rilancia. Mentre questi contava le sue chips, il mazziere inavvertitamente raccoglie le carte dei giocatori che avevano passato la mano, incluso quelle di Gong. Nel regolamento, è responsabilità del giocatore dover difendere le sue carte e dopo un po’ di discussioni il direttore del torneo ha dovuto dichiarare morta la mano di Gong, assegnando di fatto la vittoria della mano ad Hartmann. Questi ha tuttavia scelto di essere sportivo: ha passato la mano anche lui, dichiarando che avrebbe comunque fatto lo stesso questa scelta. E soprattutto, ha deciso di lasciare le chips sul piatto al suo avversario. Un gesto molto bello, che gli è valso numerosi applausi e parole di congratulazioni.
Ivàn Fernandez Anaya, cross-country
A dicembre 2012 l’atleta basco sta partecipando ad gara di cross-country a Burlada (Navarra). Anaya è in seconda posizione dietro al leader Abel Mutai con l’arrivo molto vicino. Entrati nella dirittura d’arrivo, il kenyano prende la strada sbagliata. E qui il grande gesto dello spagnolo: invece di approfittare dell’errore dell’africano e vincere la corsa, inizia a chiamarlo per indicargli la direzione giusta. Terminerà secondo ma con l’ovazione di tutto il pubblico presente e le prime pagine dei giornali tutte per lui.
Andy Roddick – Tennis
Durante il Masters di Roma del 2005 il tennista americano sta vincendo 5 a 3 nel secondo set contro Fernando Verdasco con tre match point a disposizione. Sul servizio dello spagnolo il giudice di linea chiama la palla fuori consegnando la vittoria del match allo statunitense. Ma Roddick non è convinto, va a guardare il segno della pallina e smentisce l’arbitro chiamando il tocco in campo. Verdasco vincerà il parziale al tie-break ed il terzo decisivo set.
Jack Nicklaus – Golf
La Ryder Cup del 1969, tradizionale sfida di golf tra Stati Uniti ed Europa, viene ancora oggi ricordata come quella della “Concessione” e come la prima edizione in cui si registrò un pareggio. Il risultato fu determinato dalla generosità di Jack Nicklaus che concesse a Tony Jacklin un putt di 70 centimetri dichiarando che la Ryder Cup non poteva decidersi per un solo putt. Piovvero critiche dalla stampa americana ma il gesto non ebbe conseguenze pratiche: il trofeo restò negli Stati Uniti in quanto detentori dall’edizione precedente.