L’abbronzatura nelle differenti culture


Capita spesso di non prestare troppa cura alla nostra pelle, tuttavia la pelle è l’organo più grande che può essere definita anche come il nostro biglietto da visita verso la società civile. Tuttavia abbiamo la tendenza a ricordarcene in particolare prima dei momenti di tintarella, sia durante il periodo estivo che durante qualche meritata vacanza invernale sulle spiagge caraibiche: sappiate che l’abbronzatura non è ben vista in tutto il mondo. Ed ora vediamo come cambiano i gusti, da una cultura all’altra.

La Marquinha che piace anche in Italia

Questa parola suona come un nuovo fenomeno esotico e di fatto lo è, perché la parola Marquinha è il segno dell’abbronzatura in lingua portoghese. Dove potrebbe essere un termine tanto comune e conosciuto se non in Brasile, il Paese del sole a picco e del bikini ridottissimo grazie al tanga brasiliano: la mutandina minimalista ufficialmente lanciata sul mercato agli inizi degli anni ‘80 dal grande stratega Frederick Mellinger, padre del push up, riprendendo il nome tipico dell’intimo ornamentale di alcune tribù (ancora oggi viene utilizzato da alcuni gruppi abitanti alla foce del Rio delle Amazzoni).
Da allora praticamente tutto il mondo occidentale ha cominciato ad apprezzare sempre di più la biancheria intima da donna, sia come lingerie che costumi da bagno, per la capacità di essere femminili e sensuali senza volgarità. Il gioco della seduzione si è spostato anche sull’abbronzatura, cercando di proposito segni marcati che lascino immaginare le parti non baciate dal sole.

Una decina di anni fa si è avuta un’evoluzione, con il brevetto del tessuto Transol, che ha permesso la creazione di costumi che permettono di abbronzarsi tre volte più velocemente del normale grazie ad un maggiore passaggio di raggi UV. Non trascurabile il tempo di asciugatura ben più rapido di altri materiali, come la lycra.

Chiaramente più siamo portati a prolungare l’esposizione solare, più sottoponiamo la pelle a stress ossidativo con la generazione dei radicali liberi che sono causa del suo invecchiamento. Per questo è fondamentale una elevata protezione solare, avere cura dell’idratazione e trattare le parti più delicate, come il viso e le mani, con una buona crema antiage per evitare strascichi antiestetici.

Agli asiatici l’abbronzatura proprio non piace

Più ci si sposta verso oriente e minore è la tendenza a scoprire il corpo, sia per ragioni di pudore personale e diversa percezione della decenze sia per antichi retaggi culturali. In grandi nazioni avanzatissime in ambito tecnologico come Cina e Giappone, ancora oggi l’abbronzatura è molto più di un fenomeno antiestetico: per quanto le nuove generazioni guardino con curiosità e desiderio di fotografare gli occidentali con la tintarella, per loro è un segno di sciatteria ed ignoranza.

 

Questo deriva da millenarie consuetudini per cui coloro che erano abbronzati non lo facevano volontariamente, ma non potevano evitarlo in quanto parte delle classi sociali più basse che lavoravano nei campi ed erano analfabete.

Qualunque sia, comunque, la cultura che porta la persona ad abbronzarsi è molto importante preoccuparsi della giusta alimentazione per capelli sani ed una pelle opportunamente nutrita anche dall’interno.

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