<strong>Pedestrianism – Siamo verso la fine dell’800, a cavallo tra due secoli, periodo in cui in Europa (nello specifico in Inghilterra e in America) si diffonde uno sport che fino a quel momento non aveva avuto precedenti:il pedestrianism (la cui traduzione più logica è pedonismo).
Pedestrianism, qualcuno di voi lo ha fatto senza saperlo
Il termine è strano e in disuso, ma che a quei tempi rappresentava un vero e proprio sport. Si tratta di una camminata competitiva. Si praticava in strada, lungo percorsi predefiniti fino ad arrivare in arene dove veniva creata una pista sterrata in circolo e dove si camminava per 21 ore consecutive per 6 giorni (la domenica era vietato).
Era uno sport che richiamava numerosi spettatori soprattutto per il giro di denaro che implicava tra scommesse e vincite. I “camminatori” riuscivano a fare una fortuna tra premi e sponsorizzazioni. Non mancarono gli scandali legati soprattutto alle accuse di doping (a quei tempi si trattava di foglie di coca).
Erano centinaia, migliaia, gli uomini e le donne che si riversavano negli stadi/arene o lungo le strade per vedere i camminatori ed esultare alle loro imprese.
La fine di questo tipo di attività segna però l’inizio di uno sport che entra di diritto nell’atletica: la marcia.
A tutta birra
Signore indiscusso del pedonismo fu Capitain Barclay che agli inizi dell’800 rappresentava il miglior atleta capace di camminare per molte miglia anche su strade difficoltose come salite o strati fangosi.
Su di lui furono scritti articoli e addirittura libri nei quali si esaltava la sua prestanza fisica, il suo modo di vestire (niente di sportivo, ma un completo in lana fresca, la cravatta e il cappello a cilindro) e la sua dieta.
Possono essere dicerie del tempo o avere un fondo di verità, ma si dice che utilizzasse per le sue imprese sportive un super-drink che ancora oggi è alla moda, anche se con usi differenti: la birra.
Pare che bevesse subito dopo colazione e dopo cena una pinta di birra, ma che poi dedicasse il resto della giornata a camminare per almeno 10 km in due momenti della giornata, e una regolare corsetta in salita di quasi 1000 metri prima di concludere la sua giornata.
Ora di sicuro le birre della fine dell’800 non erano quelle di oggi, di certo non commerciali, e di sicuro non mi sentirei di raccomandare una birra pre-allenamento, men che mai di mattina. Ma non si possono escludere le proprietà caratteristiche della birra, anche quella dei nostri giorni.
E’ ricca di sali minerali e vitamine, rappresenta un ottimo integratore di liquidi, e qualcuno in un’università americana si è preso la briga di studiarne gli effetti antiinfiammatori che sembrano non essere lontanissimi da quelli del paracetamolo.
Una ricercatrice italiana appartenente al American Association for Cancer Research ha addirittura sottolineato la presenza di sostanze nel luppolo (come lo xantumolo) che possono avere degli effetti antiossidanti interessanti, tanto da utilizzarlo come base per un prodotto farmacologico.
E’ chiaro ricordare e lo sottolineo con fermezza, che si tratta pur sempre di una bevanda alcolica e quindi da questo punto di vista la gestione deve essere controllata e parsimoniosa.
Mi piace anche però sottolineare che la birra, intesa come super drink o meno, è pur sempre alla base del cosiddetto terzo tempo di molti sportivi, in particolare dei giocatori di rugby, che si riunivano e lo fanno ancora oggi per bere e mangiare insieme (entrambe le squadre) post incontro per recuperare le forze e soffocare la sconfitta.
https://www.chicagoreviewpress.com/pedestrianism-products-9781613743973.php
https://gillonj.tripod.com/thecelebratedpedestrian/