L’1 agosto 1926 nasce la Società Sportiva Calcio Napoli
La sola grande squadra della città, simbolo di legame territoriale, che per il popolo napoletano rappresenta l’anima stessa della città.
Un club sportivo che richiama intorno a sé il tifo di una delle aree metropolitane più grandi d’Europa, tuttavia quello che lo avvolge non è semplice agonismo e tifo sportivo.
Ma è la voglia di salvezza di un’intera città, di un riconoscimento culturale e in definitiva di un riscatto sociale.
È questo il significato del tifo napoletano che partita dopo partita punta tutto sul Napoli, come se ad ogni vittoria la gloria non fosse solo del club ma della città stessa, ecco perché parlare solo di una squadra calcio è riduttivo.
C’è il Napoli e poi c’è la storica rivale: la Juventus
Due squadre diverse per intenti, tipo di tifo e forze economiche.
Ma messe l’una contro l’altra non smettono di fare scintille.
Il club della squadra bianconera viene fondato nell’autunno del 1897 a Torino;nel 1923 arriva l’imprenditore torinese Edoardo Agnelli e ben presto la squadra è portata ad una serie di vittorie sia a livello nazionale che internazionale.
È così che nasce la grande Juventus, con una serie di interventi economici giusti che la fanno arrivare in vetta, tra le grandi squadre mondiali.
Mentre la grande rivale cresce e vince, il Napoli è ancora lì a divertire il suo già affezionato popolo partenopeo senza grandi vittorie.
Insomma più diverse di così non si può.
Ma allora da dove nasce questa forte rivalità, questo astio tra le due squadre?
La rivalità tra Napoli e Juventus comincia negli anni ’50, destinata poi a svilupparsi nei decenni successivi.
Negli anni ad alimentare l’astio si aggiungono i passaggi di giocatori tra le due squadre, o meglio, è per lo più la vecchia signora che attinge risorse dalle file azzurre.
La Juve era già una grande squadra che guardava alle vittorie, già pienamente orientata ad investimenti redditizi, poco interessata a quanto affettivamente un club può essere legata ad un giocatore. Ma andiamo per gradi e ritorniamo agli anni ’50, allora la società sportiva Calcio Napoli apparteneva ad Achille Lauro che con uomini come Bruno Pesaola, Hasse Jeppson e Luis Vinicio, stava avendo buoni risultati nel calcio nazionale al punto d’ arrivare nel terreno di gioco fino a quel momento dominato solo dai bianconeri, la Juve si rende conto che non era sola e che aveva in casa propria qualcuno che poteva offuscare la sua luce, la voglia di sfida e rivalità nasce in questo momento.
È negli anni ‘70 che si comincia a far sentire l’astio come lo conosciamo oggi
Tutto ebbe inizio quando l’attaccante José Altafini lasciò gli azzurri per spostarsi in casa Juventus, e quando nel ’75 fu proprio José l’ago della bilancia nella lotta allo scudetto tra le due rivali: una sua giocata quell’anno decretò campioni d’Italia i bianconeri, la faccenda valse a José l’appellativo di ‘‘core ‘ngrato”’, ma la storia sarà destinata a ripetersi.
La lotta tra i due club è più forte che mai
Il decennio ’80 rappresenta gli anni d’oro per il Napoli.
È in questo momento che il tifo si trasforma definitivamente in qualcosa di altro: la città fatica a stare al passo con le altre grandi metropoli del nord e questo gli vale gli insultati di città poco incline al lavoro e i suoi tifosi cominciano ad essere definiti “colerosi”, negli stadi cominciano i cori razzisti.
Sul rettangolo verde ogni domenica non si gioca più solo una partita, ma c’è in campo la voglia di riscatto del popolo napoletano e il riscatto sul campo arriva.
Si comincia a vincere grazie all’approdo in città di campioni, uno su tutti Diego Armando Maradona, che nel 1987 porta a Napoli il primo scudetto e nel 1990 arriva anche il secondo.
Gli anni novanta sono quelli del declino per il club azzurro mentre la juve continuava quasi indisturbata le sue corse verso le vittorie.
È con l’arrivo De Laurentiis che il Napoli risorge e ritrova la rivalità con il club bianconero, ancora intatte tutte le dinamiche comprese quelle dei cori ‘ngrati che lasciano Napoli ammaliati dalla vecchia signora.
Il fuoco tra le due squadre si alimenta continuamente
Dopo anni, la loro rivalità è la storia del calcio italiano.
Cambiano gli interpreti ma la sostanza della rivalità resta la stessa: due orgogli diversi, Golia contro Davide, la zebra contro il ciuccio e viceversa… non importa quanti anni trascorrono, cambiando l’ordine e anche gli attori, il risultato non cambia.