<em>“Cucina in Rock” è il libro di Antimo Puca, lo Chef nativo di Aversa, autentico giramondo, che cucina a ritmo pop-rock. Nel suo libro, edito da Aenima/Ambrosia e con la prefazione firmata dallo chef stellato Paolo Gramaglia, Puca si racconta e, partendo dalle proprie ispirazioni umane e musicali, regala pillole di cucina.
Antimo Puca: “La musica è la mia compagna da sempre”
– Cucina in rock, viene naturale chiedere quanto è importante la musica per la tua vita?
La musica è la mia compagna da sempre; mi ha accompagnato ovunque e ancora oggi mi fa star bene. Chissà? Forse senza la musica sarei morto…e come diceva il re del reggae ..la cosa bella della musica è che quando ti colpisce non ti fa male.
– Gualtiero Marchesi è la tua stella polare e nel capitolo a lui dedicato ci hai donato delle pillole sfiziose e importanti per la cucina. A me ha colpito quella che dice “Se c’è una torta nel forno, non sbattere le porte.” (ma è vero?), che mi ha portato alla mente mia nonna la quale sosteneva che “mentre si frigge, non si deve mangiare quello che si sta cucinando, altrimenti si asciuga l’olio nella padella”. A quale dei consigli indicati sei più legato?
Beh! Diciamo che sono leggende in cucina che però molti cuochi di una certa età rispettano come se fossero delle vere e proprie regole; dei consigli citati tengo a precisare che esiste una regola molto importante e vera, collaudata e cioè, le donne quando hanno il ciclo non devono fare impasti lievitati perché non riescono mai bene.
– Da napoletano non hai dato importanza ai numeri. Dei 17 consigli che dai per stare in cucina, quale reputi più importante? A quale delle 13 (i numeri che tornano) canzoni e ricette sei maggiormente legato?
Non ho dato importanza ai numeri, ma considero molto importante le regole in cucina. Ognuna di essa è importante per tutti; sono come ingranaggi per le catene di montaggio, quindi ogni uno ha la sua importanza.
A quale delle 13 (i numeri che tornano) canzoni e ricette sei maggiormente legato?
Beh! Le canzoni che amo di più sono quelle di Marley. Sono cresciuto fine anni 70 inizio 80 con lui, quindi le amo tutte – in particolare “La donna che non deve piangere alla partenza del figlio”; mi fa ricordare la mia mamma che quando andavo via di casa per lavorare piangeva sempre ed io la rincuoravo cantandogli questa canzone.
– Un passo che mi è piaciuto è quello in cui ci parli di tuo figlio Gianluca che ha voluto seguire le tue orme in cucina. Che consiglio ti senti di dare a chi vuole lavorare in cucina?
Questo è un lavoro bello, ma che comporta molti sacrifici. Il mio consiglio è quello di valutare la possibilità di andare all’estero, come ad esempio in Australia. Testa alta, umiltà e tanto amore per questo bel mestiere. La cosa che mi ha emozionato molto è che Gianluca andrà a lavorare in un grande hotel, proprio dove io ho iniziato la mia carriera. Un in bocca al lupo al mio ragazzo e a tutti i ragazzi che iniziano questo mestiere.