Si è svolta, non senza ritardi a causa delle avverse condizioni meteorologiche, nel cortile del Maschio Angioino di Napoli,il 4 settembre, l’opera musical “Actor dei”, progetto che vanta firme prestigiose tra cui spicca anche quella di Attilio Fontana, che interpreta -corpo anima e voce- il ruolo di Padre Pio da Pietrelcina. Chi ha amato le interpretazioni di Castellitto e di Placido, si confronterà con un uomo diverso: umano, taciturno, quasi schiacciato dalla sua santità, in conflitto prima con sè e poi con la dolente umanità che incontra.
“Actor dei” si fonda su tre momenti chiave della vicenda di Padre Pio.
L’infanzia di Francesco a Pietrelcina (Michele Imparato, Padre Pio bambino, macilento e silenzioso, scrive la sua parte di storia soprattutto con la voce) con la madre che è il suo principale punto di riferimento e gli incontri (che diverranno scontri), con il Diavolo che si insinua nella sua vita per distoglierlo. Il ruolo è stato affidato a Lello Giulivo, che incarna magnificamente il fascino morboso del Male. Presenza scenica di classe, la sua voce non tradisce al punto da diventare seduttivamente inquietante fino alle ultime battute della vicenda, quando cerca di guadagnarsi quell’anima che, in realtà, non è mai riuscito a conquistare.
La seconda parte riguarda la vita in convento e la comparsa delle stimmate e, con esse, le inevitabili frizioni con la Chiesa, ben rappresentata dall’ alto prelato Gennaro Monti, che la costumista Maria Grazia Nicotra non poteva rendere più intransigente, perentorio e oscurantista di così, con mozzetta e papalina rigorosamente nere. E’, infatti, attraverso l’azione del Segretario del Sant’ Uffizio che la clausura di Padre Pio si trasformò in una gabbia fatta di ingiurie e di isolamento.
Infine, l’ inizio del progetto “Casa Sollievo della Sofferenza”, gli scontri con i mercanti di fede e con l’ avvocato Emanuele Brunatto, personaggio controverso e contestato dallo stesso frate.
La regia e la scenografia sono di Bruno Garofalo, il quale, anche in questa circostanza, sbalordisce per la modernità -a tratti geniale- delle quinte armate su cui si legge la storia: la campagna, cieli stellati, nuvole cariche di nefandi presagi, case e conventi, tutto viene proiettato su questi lembi di tela che rendono veramente la tridimensionalità del reale.
Infine, il cast dei performers, ballerini, cantanti che hanno -sotto la guida del coreografo Orazio Caiti- costruito e sostenuto l’intero impianto narrativo, ora popolo fidente ora esercito del male: versatili e talentuosi, hanno sfidato le intemperie con coraggio per regalare al pubblico due ore emozionanti, intense, commoventi.