GORÈE, l’isola che c’è al Piccolo Teatro Caligola


Il Piccolo Teatro Caligola L.AR.TE. S – Libera Accademia di Teatro – ha messo in scena martedì 27 giugno ad Aversa, la pièce teatrale dal titolo Gorèe l’isola che c’è, a cura de Il Laboratorio Chiuso. Regia: Rocco di Santi.

Nel Piccolo Teatro Caligola di Aversa ha debuttato in due spettacoli serali la pièce teatrale dal titolo Gorèe, l’isola che c’è per la regia di Rocco di Santi, e ha visto come protagonisti giovanissimi attori che si sono cimentati in una pièce impegnativa e dal forte messaggio mediatico, attuale nei contenuti. La rappresentazione in un atto unico si è svolta nel più totale e assoluto silenzio, sintomo che la linea attore pubblico è stata travalicata, trascinando gli spettatori in questo luogo, Gorèe l’isola che c’è.  Difatti l’isola Gorèe esiste ed è situata al largo del Senegal con tutto il suo carico brutale di storia, fatto di schiavismo, abusi e sopraffazioni.  Da qui, da un posto reale, parte la narrazione dei personaggi in scena, attori che non interpretano un ruolo, o meglio non definito da un nome e in quanto tale e volutamente, sono vittima e carnefice, narratore e uditore.

Ancora una volta la drammaticità del periodo storico che stiamo vivendo, ed è tacito il parallelismo,  l’arte – attraverso la sua funzione principe, didattica e primaria – urla dall’alto, ti scuote e costringe ognuno di noi a guardarsi da fuori e dentro. I racconti di migrantes di ogni epoca si avvicendano sul palco, partendo proprio da quelli di casa nostra che solcarono costipati in stive l’oceano atlantico a cercar fortuna. “Partono i bastimenti per terre assai lontane”. A ricordarci nella nostra corta e comoda memoria storica che quei piccoli puzzolenti italiani venivano isolati e messi in quarantena al loro arrivo ai piedi della Statua della Libertà.  Inseguivano un sogno di benessere “..a cercar fortuna”.

Anche se non è possibile vedere i piedi di Lady Liberty chiaramente, lei è in realtà in piedi su un cumulo di catene rotte, con il piede destro alzato, raffigurante il suo movimento in avanti lontano dall’oppressione e dalla schiavitù. Troppe le isole, le barriere che oggi sono testimoni di queste separazioni, la storia ancora una volta non ha insegnato nulla.

La narrazione scivola fluida fra recitato e cantato, i ritmi mediterranei dei popoli che lo abitano si intrecciano nella voce di Roberto Caruso e delle sue percussioni con gli attori sul palco.  Un’ ottima prova per Luisa Tirozzi, Brunella Diana, Jole Mariniello, Giovanni Monaco, Michele Principe, Mariapia Napoletano, che hanno ben reso il senso del messaggio, sortendo nel pubblico quello stato di silenzio che si prova davanti a simili aberrazioni, troppo dolente da poter definire. Conclude la pièce questa frase:

“Il paradigma è saltato: scagli la pietra chi ha più peccato”

 

 

 

 

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