Il Grande circo degli incornati quando l’artista è umiliato dal partito


Per la rassegna ArteFiera al Teatro Sannazaro Il Grande circo degli incornati.

Il 21 aprile è andato in scena ‘Il Grande circo degli incornati’ al Teatro Sannazaro, dove si replicherà fino al 23, per la regia di Davide Sacco.

Il lavoro del giovane regista Davide Sacco, ha già calcato il palcoscenico di teatri come il Parioli di Roma, il Bellini di Napoli, per approdare al Sannazaro nell’ambito della rassegna ArteFiera che si concluderà il 23 aprile.

Prendendo spunto dalla farsa ‘Francesca da Rimini’ di Antonio Petito, Davide Sacco propone un diverso taglio narrativo, inserendovi l’attuale crisi della cultura ed la mancanza di fondi a causa della crisi economica in cui versa il nostro paese.

Una rilettura che viaggia su note politiche, oltre che quelle musicali proposte, dalle sfumature brechtiane nell’affrontare, come pochi fin’ora hanno fatto, la crisi del teatro e dell’esiguità delle risorse adoperate per esso.

Come Brecht nell’intento di volere il rapporto diretto col pubblico, così Sacco ancor prima di aprire il sipario, fa interagire gli attori con il pubblico che va accomodandosi nelle poltrone. Non solo, Sacco ne segue anche l’idea che lo spettatore non debba solo assistere alla narrazione, ma che debba essere stimolato a un’azione, a una presa di coscienza critica nei confronti della realtà.

Un circo che diventa teatro obtorto collo nella speranza di riuscire a sopravvivere. Confidando nella prevista sovvenzione del partito che lo obbliga a modificare la propria natura circense approcciando a quella teatrale, si sviluppano le inevitabili gag causate dall’inadeguatezza degli attori nel mettere in scena il dramma. In queste ultime si ritrova la comicità di Petito, con la distorsione di parole e concetti, tipica della macchietta napoletana.

Questa nuova situazione porterà i protagonisti a narrarsi, a svelare come il circo sia divenuta la propria famiglia, perché rigettati da quella nativa. Ma l’espediente non porterà a nulla di buono, perché il pubblico preferisce richiedere il risarcimento del biglietto per l’assenza del comico del programma televisivo del momento.

No pubblico, no sovvenzione’ sembrerebbe riportare al famoso slogan pubblicitario, decretando la chiusura del circo per sempre e con esso anche le vite dei singoli componenti che lo abitano.

Un riso amaro, quello de ‘Il Grande circo degli incornati’,  nonostante battute gustose, un ritmo senza cadute di tensione, con la splendida interpretazione di Matteo Mauriello nel ruolo del direttore, che calza a pennello, sospeso tra il tragico ed il comico, una vera prova attoriale basata di sottili meccanismi espressivi.

I tre coprotagonisti i cui personaggi sono in qualche modo succubi del direttore e degli eventi, Eva Sabelli, Piero Grant e Francesco Russo, riescono a trasmettere la rassegnazione di chi non ha voce, di coloro che non sono mai stati padroni della propria vita, se non al circo. Buona l’interpretazione musicale di Eva Sabelli nel racconto della storia del personaggio. Deliziosa Ilaria Ceci come assistente del politico di turno, anche lei causa ed effetto di una politica distratta, come il pubblico assente che non cerca la qualità ma solo l’apparenza, come quella del comico televisivo.

Degni di nota i circensi Costanza Bernotti, Alice Moracchioli, Shay Wapniaz, che hanno reso tangibile il sogno del circo.

Uno spettacolo ben ideato e rappresentato, dove alle musiche di Sacco, Viviani, Cantalamessa, si accostano i colori del circo e le amarezze del teatro.

Fonte foto: Pasquale Fabrizio Amodeo

 

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