‘Inshalom o l’assurda partita’ di Maurizio D. Capuano, prodotto da NavigantiInVersi e ZTN.
Si è svolto il 12 febbraio al Teatro ZTN di Napoli lo spettacolo che mette in scena la guerra Israelo-Palestinese, che da anni sta accumulando vittime, attraverso la personale visione del regista-attore Maurizio D. Capuano e la sua compagnia formata da Massimiliano Cataliotti, Francesco Rivieccio, Eliana Manvati, Danilo Napoli, Filomena Pisani.
Un lavoro costruito con arte e profondità di messaggio, dove occhieggia la sequenza cinematografica in alcune scene, mettendo l’accento sull’umanità dei personaggi coinvolti -loro malgrado- in una guerra, dove ne contano i morti per i loro governi e la rispettiva propaganda istituzionale.
La scarna scenografia, emblema del teatro d’avanguardia, sottolinea l’importanza della corporalità ed il linguaggio ironico e diretto, molto ben interpretato dai due protagonisti, Capuano e Cataletti, attraverso il ritmo sostenuto dei dialoghi che mantiene alta l’attenzione del pubblico, divertito per l’arguta ironia con la quale è stato composta la sceneggiatura.
In particolare, Capuano riesce a donare intensità al personaggio del palestinese, coinvolgendo l’attenzione dei presenti su una guerra ormai data per scontata, dalla quale non ci si aspetta più nulla se non la risoluzione finale, dove l’Organizzazione delle Nazioni Unite non riesce a imprimere una svolta nelle trattative disattese ormai da anni.
‘ Purtroppo alla fine noi siamo solo esseri umani ma qualcuno l’ha dimenticato’
è una delle frasi che riescono a far comprendere come la situazione si sia radicalizzata, ma grazie a persone come Capuano ed il loro lavoro, ci dicono che una speranza è ancora possibile se si ritorna a prendere come punto di riferimento gli uomini, le popolazioni coinvolte e non i governi.
Non stupisce che ‘Inshalom o l ‘assurda partita’ registri i sold out in alcune rappresentazioni, perché, attraverso il filo del racconto scenico, lo spettatore è coinvolto e sensibilizzato su una realtà che i media volutamente tendono a mettere da parte. Intanto si muore.
Viene sottolineato, inoltre, come l’industria cinematografica e della cultura tendano a dare una maggiore attenzione a quanto avvenuto al popolo ebraico, attraverso il richiamo ormai onnipresente alla Shoa, con film, musica ed altro, ponendo quasi mai lo sguardo sulla parte musulmana del conflitto.
Un lavoro meditativo, intenso, seppur svolto con l’ironia che ne alleggerisce la durezza del contesto nel quale si svolge la scena. La compagnia di giovani e preparati, pulsanti nella loro energia scenica, rappresenta la speranza sociale, nella loro giovane professionalità.
Assolutamente da non perdere, auspicando di poterlo rappresentare in maniera più estesa possibile, per dare forse un senso alla parola PACE.