L’altro Totò al Nuovo Teatro Sancarluccio


L’altro Totò il docu-spettacolo al Nuovo Teatro Sancarluccio.

Il 18 maggio per la rassegna Maggio D’Arte al Nuovo Teatro Sancarluccio è andato in scena il docu-spettacolo ‘L’altro Totò – dietro le quinte di una vita passata’ scritto e diretto da Fabio Pisano, per l’associazione Liberaimago.

Dal 19 maggio per tutti i fine settimana fino al 4 giugno, lo spettacolo sarà replicato a Palazzo De’ Liguoro alla Sanità in due appuntamenti: pomeridiano e serale.

Sul palcoscenico Roberto Ingenito e Francesca Borriero, accompagnati dalla chitarra di Francesco Santagata.

La storia meno nota del principe della risata, lontana dai riflettori e fatta anche di amarezze e dolori come quello per la perdita di Liliana Castagnola suicidatasi per amore di Totò e la morte di Massenzio il figlio nato dal matrimonio con Franca Faldini, che morì poche ore dopo .

I tre protagonisti attendono seduti sul palco che il pubblico si accomodi, mentre al centro staziona la stilizzazione di Totò mediante un figurino vestito con il vestito di scena: pantaloni, gilet, giacchetta e bombetta.

Roberto Ingenito recita una velocissima ‘A livella’, uno scioglilingua che non fa risaltare i noti versi, ma che sembra porti fretta all’azione scenica.

Ad Ingenito la voce autonarrante  di Totò, che si racconta dagli esordi ed i fischi napoletani fino al successo romano. Il passaggio dal varietà al cinema, le donne, i dolori, il ritiro a vita privata, le poesie. Mente Francesca Borriero fa da contrappunto alla narrazione, inserendosi nei personaggi dei dialoghi di Totò.

A Francesco Santagata oltre gli accompagnamenti di sottofondo alla narrazione è lasciata l’interpretazione di una parte del brano ‘Malafemmena’, con accordi iniziali aumentati, quasi distorti, per poi ritornare a quelli conosciuti.

Un bel lavoro di documentazione narrativa, che perde di ritmo nel passaggio tra il recitato e le testimonianze video.

Statici gli attori con poco movimento sul palco, passando dalla posizione seduta a quella in piedi davanti o dietro il leggìo, che non coinvolgono lo spettatore.

Il focus narrativo dell’artista Totò che ha sempre prevalso sul principe De Curtis è centrato attraverso la narrazione di episodi. Forse il più emblematico scelto da Pisano è quello del portiere dell’abitazione romana, che dopo aver visto lo spettacolo non lo chiamò più Eccellenza per salutarlo, ma rideva imitandolo goffamente, lasciando De Curtis amareggiato.

Tra i video proposti molto interessante quello di Dario Fo, risalente agli anni settanta, che spiega la comicità di Totò. Una lezione su come Totò affrontava la scena, dove non c’era la gesticolazione tipica napoletana ma la gestualità, divenuta la sua caratteristica.  Con l’altro punto della lotta al potere, quella del timido che con tocchi e ritocchi, spinte e ceffoni alla fine ha la meglio sul sopruso del potere. Commenta Fo: ‘Questo segna un passaggio ad altro registro attraverso una serie di piccoli fatti che diventano mostruosi, smisuratamente ingranditi fino al paradosso.

Commuovente la testimonianza di Eduardo De Filippo che narra di come Totò lo abbia curato durante una malattia e cercando di farlo sorridere gli faceva sentire più dolore. Eduardo fece l’ultima promessa a De Curtis di portare a Napoli le sue spoglie. E così fu.

Sul video dei funerali di Totò si conclude lo spettacolo e con esso la finestra sulla vita di un grande artista, che già commentò che il pubblico di domani sarebbe stato più intelligente nel comprendere la sua arte. Ed aveva ragione.

 

Fonte foto: Pasquale Fabrizio Amodeo

 

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