Lunedì 3 giugno ore 18.00, inaugura il nuovo spazio Harlem Room, che eredita l’esperienza maturata a New York presso l’Harlem Studio Fellowship by Montrasio Arte, residenza internazionale per artisti sita nel quartiere di Harlem a New York. HR ha l’aspetto di un solido irregolare con una dominante in grigio perché è il colore dell’esistenza coniugata col pensiero di chi è motivato e crede nella bontà del fare.
HR preserva la memoria dell’autorimessa dotata di porta basculante aperta alla strada, officina per le idee pensate ad hoc per dare spazio alla creazione e alla sperimentazione.
In questo ambito di ricerca si colloca l’opera di Margherita Cesaretti (Assisi 1982) con la mostra L’ultimo presente. Si tratta di un progetto composto da sedici fotografie in bianco e nero , di cui sono state selezionate sette. La Cesaretti pensa alla fotografia in questi termini, non per singole immagini, ma per sequenze articolate tese a sviluppare il senso della ricerca racchiuso nel titolo. L’ultimo presente si colloca a metà strada tra il passato e il futuro, in quella soglia sospesa in permanente transizione. È ultimo non per ragioni apocalittiche ma perché è la condizione dell’essere umano quella di viaggiare verso un orizzonte ultimo e come tale irraggiungibile se non nella tensione interiore di chi viaggia al presente. Cesaretti coglie questo senso nell’idea di percorso tracciato da pause visive che si soffermano sui resti di un rettile, un paesaggio arcaico, le fronde di un albero, una bufera di neve, un cratere … senza mai cedere all’aneddoto, all’appunto di cronaca. Il soggetto racchiude un valore simbolico assoluto, in quanto ogni singola foto è autonoma, senza per questo perdere quella sintonia poetica che raccorda tutte le foto in un solo progetto. La protagonista è la Natura con i suoi volti, i suoi cicli così lunghi da apparire eterni. Ogni metro antropocentrico è insufficiente, sempre che non si apprezzi la vita come passaggio effimero ed impercettibile agli occhi dell’universo. Le fotografie della Cesaretti sono alla ricerca di questa visione inquieta dove l’uomo, se è presente, è solo una comparsa, parte di un tutto infinito.
Durante l’esposizione sarà diffusa musica di Alessandro Ratoci (Mugello 1980), compositore attento ai legami fra il suono della natura e quello strumentale.
L’esposizione è documentata da un edizione di libro d’artista. L’impaginato a fisarmonica consente di documentare il progetto fotografico nella sua interezza, lungo pagine tangenti che mettono in sequenza le singole immagini, stabilendo così una possibile linea di dialogo tra le foto.