Matteo Mauriello porta in scena il suo Memento a Torre del Greco.
Il 6 maggio presso l’Ethnos Club di Torre del Greco, Matteo Mauriello ha presentato ‘Memento’ lo spettacolo per donare e restituire quelle magiche atmosfere che la canzone classica napoletana riesce a fare.
Sul palco Matteo Mauriello, Marianita Carfora, Benedetta Fontana, musicisti Toto Toralbo alla tammorra plettri e voce, Sossio Arciprete chitarre ed effetti.
Matteo Mauriello così introduce lo spettacolo: ‘ Ricordare da dove veniamo, le nostre radici, le nostre tradizioni, la nostra cultura è alla base di tutto. E’ conoscenza, è emozione, è anima, è vita.
Memento è un percorso dei più bei brani musicali che hanno segnato la nostra musica, quella vera, l’autentica, quella che appartiene al popolo, alle genti e che il mondo ci invidia, un patrimonio che la Campania e che tutto il meridione custodisce da sempre e che, anno dopo anno, si arricchisce di nuovi artisti che scrivono pagine di storia musicale indelebili che vanno ad aggiungersi ad un repertorio già vastissimo e straordinario e ci conquistano’.
Lo spettacolo presentato lo scorso gennaio al Nuovo Teatro Sancarluccio nelle festività dell’epifania, ha l’essenzialità della scenografia, con i due muscisti che attendono sul palco i protagonisti della pièce musicale, mentre gli spettatori prendono posto.
Gli attori indossano il dressing in black nella più viva tradizione del teatro contemporaneo, vestendosi poi in scena con gli abiti retrò per ricreare l’atmosfera dei brani proposti.
Ad aprire la serata ‘La ballata degli sfrantummati’ di Carlo Faiello, ripetuta per il bis, Mauriello prosegue tra musica e prosa, con il fare del fine dicitore, non essendo mai barocco ma rispettando lo spirito compositivo dei grandi autori.
Dal repertorio seicentesco delle villanelle con ‘O vecchia tu che guardi ste citelle’ di autore anonimo ma inserite nelle ‘ Villanelle alla Napolitana’, si giunge fino alle villanelle create da musicisti contemporanei come la Nuova Compagnia di Canto Popolare con il brano ‘Vurria ca fosse ciaola’ e ‘Rosa d’argento e rosa d’amore’.
Dal ‘700 preso il brano ‘Lo guarracino’ di autore anonimo, dove il brano comporta la perdita del fiato del cantante, per narrare la storia del matrimonio divenuta una guerra tra fazioni, che Mauriello riesce a sostenere, giocando sul finale proprio con la respirazione.
Del repertorio dell’800 e primo novecento scelti brani come ‘Fenesta vascia’, ‘Canzone e sotto o carcere’, ‘Scioglimento’ , la famosa ‘Core ngrato’ (testo Riccardo Cordiferro e musica di Salvatore Cardillo), solo per citarne qualcuna.
Deliziosi i quadretti come ‘Don Gennarino’ di Raffaele Viviani o la movimentata ‘ A rumba d’ ‘e scugnizzi’.
Uno spettacolo molto seguito ed apprezzato dal pubblico, dove gli attori dimostrano il loro talento non solo come prosa ma anche nell’interpretazione delle canzoni classiche napoletane, aggiungendo quel saper fare della mimica scenica necessaria per poter esprimere al meglio l’intenzionalità dello spettacolo, coinvolgendo lo spettatore.
Fonte foto: archivio Pasquale Fabrizio Amodeo