Per “Eduardiana”: “Napoli nella Tempesta”, regia di Bruno Garofalo.


Vi proponiamo un’ intervista con Bruno Garofalo, regista  di “Napoli nella Tempesta” andato in scena in anteprima nazionale al Maschio Angioino 7 e 8 settembre 2014.

Bruno Garofalo frequenta l’Accademia di Belle Arti di Napoli fino al 1968, poi entra a far parte della compagnia “Il Teatro di Eduardo” con l’incarico di ripristinare la scenografia originale della prima edizione di “Natale in casa Cupiello”. E’ stato, infatti, anche  aiuto scenografo di Renato Guttuso e di  Mino Maccari.

Firma la sua prima scenografia per la Compagnia di Eduardo, con lo spettacolo “Non ti pago”  (1969/70); realizzerà per Eduardo  scene e costumi per 14 allestimenti completi, oltre a collaborare ininterrottamente con il Maestro per tutte le iniziative teatrali ed artistiche che si andavano realizzando in quegli anni,  tra cui ricordiamo: la versione in prosa -e poi lirica- di “Napoli milionaria”,  “Il monumento” e  “Sabato, domenica e lunedi” andato in scena al teatro Old Vic di Londra.

Crea, organizza e realizza il debutto e la scenografia -insieme ad Eduardo ed a Rota- della “Nuova Compagnia di Canto Popolare” che si esibirà nel teatro napoletano di Eduardo (il San Ferdinando) in una spettacolare edizione della “Cantata dei pastori” con la regia di Roberto De Simone.

Notevole il suo contributo per le sue scenografie nel campo della Lirica (per “Macbeth” al Maggio Musicale Fiorentino 1975,  per “Il marito disperato” alla Piccola Scala di Milano).

Nel 1969, fonda, insieme ad  altri, il “Teatro Libero di Roma“, struttura cooperativa con la quale realizza vari spettacoli. Nell’arco della sua carriera ha collaborato  con i maggiori teatri della penisola e è stato anche direttore degli allestimenti presso  il Teatro Stabile di Roma allestimenti negli anni 78/79/80. Nel 2000 collabora con il Rossini Opera Festival di Pesaro, all’allestimento de “La scala di seta” di G. Rossini, per la regia di Luca De Filippo e la direzione di A. Zedda, firmandone scene e costumi.

Per il Cinema ha curato le scenografie di: “Woizzek” per la regia di Giancarlo Cobelli,di “La trastola” per la regia di Vittorio Caprioli, di “Scusate il ritardo” per la regia di Massimo Troisi, di “Scugnizzi” per la regia di Nanni Loi, di “Concilio d’Amore” per la regia di W. Shoereder.

Art director, docente di Scenografia presso la prima cattedra dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e frequentatore anche di importanti concerti di musica leggera; ha, infatti, curato gli allestimenti di “Automobili” , “Come è profondo il mare”di Lucio Dalla, “Banana Republic” di De Gregori – Dalla, “Dalla – Morandi” nella versione teatrale e invernale e “Nero a metà” di Pino Daniele.

E’ del 1989 lo spettacolo “Sona, sona”,  sulla vita di Eleonora Pimentel Fonseca, ed ambientato a Napoli durante i moti della Repubblica Napoletana; ed ancora le regie di “Novecento Napoletano“, che ha già avuto tre edizioni, e che ha riscosso particolare successo nelle sue tournèes in Argentina, in Francia, in Germania ed in Giappone, come è suo un altro straordinario e duraturo successo intitolato C’era una volta Scugnizzi. Ultimo ma non ultimo,  ha messo in scena il dramma ” Il compleanno di Baudelaire ” con Giuseppe Zeno e “La Signora delle Mele” con Marisa Laurito.

E’ doveroso parlare, quindi,  anche di chi è dietro le quinte. Profondo conoscitore della cultura partenopea, nazionale, mondiale e quindi del nostro patrimonio artistico che non deve essere assolutamente smarrito. Dietro ogni lavoro portato in scena, ci sono sogni, sacrifici, lotte. Cercare sponsors, locations e enti che supportino ciò è un impresa sempre più ardua. Ecco come nasce un sogno, come diventa  progetto e come si affronta la sua non sempre facile realizzazione.

Perché quest’opera? (cosa la lega,un ricordo un aneddoto o cosa?)

Perché da sempre sono un appassionato estimatore di Shakespeare, ed in particolare della sua Tempesta, che vidi tanti anni fa al Piccolo Teatro di Milano, per la regia di Giorgio Strehler; quando poi lessi la versione tradotta da Eduardo, il desiderio e la scelta di metterla in scena fu una decisione naturale.

E’ stato complicato adattarla in chiave più fruibile rispetto al testo originale?

Assolutamente no, in quanto, nell’impossibilità organizzativa ed economica di mettere in scena al giorno d’oggi un’opera così complessa, ho deciso comunque  di far conoscere quest’opera anche attraverso le splendide musiche scritte apposta dal M° Sinagra, e non ho fatto altro che costruire un “Oratorio” composto da i frammenti dell’Opera che ritenevo più incisivi ed illuminanti per dare intanto l’idea al grande pubblico della complessa bellezza di questa commedia.

 

 Pensa che siete riusciti a renderla tale?

Non so quanto si sia riusciti a renderla comprensibile, la storia è molto complessa; lo scopo della messa in scena era mettere in evidenza l’esistenza di questo lavoro, ed incuriosire, attrarre, appassionare l’opinione degli spettatori, e magari spingerli ad approfondire magari anche personalmente ed individualmente.

E’ un dialetto antico, dare degli opuscoli all’ingresso con traduzione non sarebbe stata una buona idea?

No, magari qualcosa che racconti la trama e spieghi la personalità dei personaggi, ma quel linguaggio è fatto di suoni e di espressività forse incomprensibili parola per parola, ma l’insieme del rituale teatrale non ne guadagnerebbe da una distraente lettura parallela alla recitazione. Comporterebbe soltanto una continua distrazione dal rito. Mi è capitato anni fa di assistere alla rappresentazione di una Medea in Greco antico, incomprensibile anche ai greci contemporanei. Il gioco più bello è stato ascoltare voci e suoni adattandoli secondo la mia stessa fantasia e creatività a quello che supponevo dovessero essere le parole dei protagonisti, e questo mi ha calato in una atmosfera temporale assolutamente magica. Naturalmente mi era bastato conoscere la trama e più o meno il testo.

Insegnerebbe la lingua napoletana nelle scuole?

Insegnerei, o meglio,  istituirei dei corsi in tutte le scuole d’Italia, sia pure facoltativi, per far si che non si perda un grande capitale unico al mondo: la diversità delle “lingue” che fanno parte delle nostre rispettive radici culturali. La dimostrazione dell’importanza di questa conoscenza sta nel fatto che in tante Regioni italiane esistono vere e proprie tradizioni teatrali legati ai rispettivi dialetti.

A parte i nomi più conosciuti (Antonio Sinagra) ci parli di qualcuno degli artisti a sua scelta, o una in particolare che  ricorda.

Oltre a Sinagra, naturalmente va ricordato Rigillo, napoletano, ma attore nazionale di grande peso e notorietà. Gli altri hanno quasi tutti una matrice comune: provengono dalla scuola di Roberto De Simone, hanno partecipato a molti dei suoi spettacoli, mentre Antonio Murro, oltre ad essere un tenore popolare, grande interprete della canzone classica napoletana, fu proprio l’ispiratore delle canzoni che canta nello spettacolo, in quanto presente con Eduardo alla stesura delle stesse.

Che differenza significativa c’e tra questa “Tempesta” e quella di Albertazzi (rappresentata pochi giorni fa a Settembre al borgo ) ?

Non credo che Albertazzi abbia rappresentato La Tempesta, e comunque ha lavorfato su un testo  tradotto in italiano direttamente dall’inglese; cmq qualunque cosa abbia recitato, si è trattato di brevi frammenti di commedia, inseriti in un ampio recital dal taglio più televisivo che teatrale.

Pensa che per il trentennale di Eduardo a Napoli stiano facendo qualcosa di significativo, a parte dei forum tra settembre ed ottobre in alcune facoltà ?

No. Tolto uno spettacolo recital di Isa Danieli, non credo che ci siano altre situazioni spettacolari degne di nota, se non le repliche di uno spettacolo realizzato già da un anno, da una compagnia privata, con protagonista Tony Servillo.

Se fosse dato a Lei l’incarico di organizzarlo quale sarebbe la prima cosa che farebbe?

Istituirei un’ autentica scuola dedicata ed aperta ai giovani della Regione, per imparare ed approfondire l’arte di interpretare correttamente i testi dei nostri grandi autori teatrali, per non far sì che tra qualche anno, la memoria di questa nostra grande tradizione  vada completamente persa e dimenticata. Questo comporterebbe l’applicazione di tante altre discipline correlate, dalla scenografia al costume, dalle tecniche realizzative a tutte le esercitazioni di arte indotta dalla principale: la recitazione.

Tornando a Napoli, nella Tempesta ci saranno altre date?

Ci sono soltanto tante promesse da parte delle Istituzioni, senza le quali non sarebbe possibile riproporre uno spettacolo così impegnativo e costoso.

Progetti futuri?

Tanti e nessuno….. la situazione teatrale contemporanea è molto precaria…… un progetto quasi certo, c’è, però. Una nuova edizione di Novecento Napoletano, che, a differenza della prima che esplorava la grande canzone classica del primo novecento, partirebbe dal 1945, per arrivare fino ai giorni nostri.

Ringraziando per la gentile collaborazione il regista, il nostro applauso va al Cast:

Prospero: Mariano Rigillo

Voci: Antonio Murro, Chiara Baffi, Lalla Esposito, Lello Giulivo, Madeline Alonso.

Scenografia e Regia: Bruno Garofalo

Musiche: Antonio Sinagra

Costumi: Mariagrazia Nicotra

Orchestra di 20 elementi.

Elaborazioni videografiche: Claudio Garofalo

 

 

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