Opus Ludere: Domenico Testaì e Davide Sciacca presentano dal vivo il repertorio del nuovo. Un’operazione suggestiva all’insegna del tango d’autore.
Opus Ludere, comunicato stampa
“Domenica 27 ottobre a Catania (Parrocchia Santi Pietro e Paolo – via Siena 1) il duo Opus Ludere torna dal vivo con un concerto incentrato sul nuovo disco El Tango. E’ un appuntamento importante nel cartellone di
Domeniche in Musica 2019, a cura del Coro Polifonico Imago Vocis, questa volta dedicato al tango. Nello specifico, al tango d’autore, una peculiarità assai cara al flautista Domenico Testaì e al chitarrista Davide Sciacca.“Il Tango nacque con flauto e chitarra nell’Argentina di inizio ‘900. Per noi tutto ebbe inizio con Histoire du Tango, tra i capolavori di Astor Piazzolla. Il nostro percorso comincia dalle ultime tendenze moderniste del tango europeo, riscoprendo composizioni mai o raramente incise, inseguendo non solo una solidità tecnico-performativa, bensì la lettura “duale” delle partiture canoniche. Tutti i compositori che hanno accettato il nostro invito a scrivere per Opus Ludere hanno espresso una polifonia compositiva che noi amiamo chiamare “eufonia creativa””. Non c’è termine migliore per valorizzare la singolarità dell’operazione El Tango, il debutto discografico di Opus Ludere, il duo composto da Domenico Testaì e Davide Sciacca. Eufonia creativa come insieme di scritture, esperienze e provenienze, derivazioni colte e popolari, tutto amalgamato per giungere “al cuore delle origini “polverose” e oscure del tango, che non è solo una danza ma un simbolo dell’unica memoria che rimane del tempo che travolge tutto”.
Pubblicato da Da Vinci Edition all’indomani del successo concertistico del duo catanese, El Tango – eloquente il sottotitolo Italian Concert-Tangos for Flute And Guitar – è una sequenza di composizioni create appositamente per il flautista Testaì e il chitarrista Sciacca da nomi del calibro di Joe Schittino (uno dei compositori italiani più apprezzati al mondo, attuale direttore dell’Istituto musicale Vinci di Caltagirone), Andrea Amici (romano di nascita, siciliano d’adozione, in prima mondiale davanti alla Royal Family con una composizione dedicata alla regina Elisabetta), Francesco Santucci (frequenti le sue presenze in Rai; nel 2018, tra l’altro, con Sting a Sanremo) e Roberto Di Marino (diploma in composizione, musica corale e direzione di coro, jazz e arrangiamento per windband, insegnante al Conservatorio di Verona). Un’operazione estremamente interessante, che rilancia la sfida del tango da concerto, figlio della creatività di compositori meno celebrati ma di assoluta qualità.
Domenico Testaì e Davide Sciacca hanno un curriculum impressionante per preparazione, collaborazioni, concerti ed esperienze in studio e sul palco. In questa avventura nella quale viene prediletto l’ascolto rispetto alla fisicità dalla danza, la loro provenienza eurocolta – sia classica che contemporanea – si rivela decisiva: “Il Tango rappresenta un put pourrì stilistico nel quale furono gli immigrati europei (in particolare, permetteteci di affermarlo con orgoglio, del Sud Italia) a suggerire l’utilizzo di stilemi esecutivi tipici del vecchio continente. Lo stesso Piazzolla è da considerarsi un innovatore del genere, in grado di sublimare l’unione di due mondi contrastanti. L’impostazione classica di Testaì, frutto di innumerevoli esperienze orchestrali e cameristiche, ha aiutato ad interpretare partiture il più delle volte complesse e articolate. L’interesse per i linguaggi contemporanei, coadiuvato da una provenienza borderline di Sciacca, ha reso evidenti gli elementi extra-colti del repertorio”.
Tango d’ascolto e d’autore, dieci brani affascinanti che offrono nuove prospettive perchè nati da diverse scritture: questo il segreto di un lavoro prezioso, unico nel suo genere, interpretato in modo eccellente da un duo di musicisti sopraffini e sensibili. A proposito della eufonia creativa che caratterizza El Tango, Testaì e Sciacca sottolineano che le composizioni presentano “elementi musicali sempre nuovi, movimenti contrastanti,“dialetti” frizzanti e variegati. L’estro imprevedibile del multiforme ingegno di Schittino, i sognanti metasignificati di Amici, la voluttuosa carnalità dell’ “usignolo” Santucci. Ciascuno a suo modo parte di un unicum discografico, Uno, nessuno e centomila volti di un genere che, parallelamente al duo, è in continua evoluzione”.
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