Il secondo incontro della rassegna ‘Estratti di anime femminili’ presso l’Emeroteca Tucci, ha visto la partecipazione di Nunzia Schiano quale voce introduttiva, e dell’assessore alle politiche giovanili Alessandra Clemente.
La rassegna ideata e curata da Carolina Fenizia e Francesca Saveria Cimmino, ha vissuto un altro momento di incontro tra donne il 31 marzo, in cui il dialogo si svolge all’insegna dello scambio di esperienze e di vita.
Le partecipanti hanno potuto assistere alla presentazione della storia della nascita, nel 1907, dell’Emeroteca Tucci quale sede della prima organizzazione sindacale dei giornalisti corrispondenti, e la presenza dei suoi preziosi volumi attraverso la valente spiegazione di Stefania De Bonis, quale curatrice dell’Emeroteca.
Alessandra Clemente ha partecipato allo speed date del secondo appuntamento, dopo un breve discorso nel quale ha sottolineato alcuni punti, complimentandosi con le organizzatrici della rassegna:
‘In primo luogo avete colto benissimo uno degli obiettivi del bando di Marzo donna 2016, cioè quello di promuovere dei luoghi che non sono percepiti profondamente nella dimensione della città’ cogliendo l’occasione per chiarire ‘Cosa sono le politiche giovanili? Sono le politiche di partecipazione, cioè un giovane dalla fase adolescenziale deve capire, attraverso delle azioni dedicate ad esso, che è parte della società, e quindi nella società ha un ruolo, quindi io sono qui accanto ad una amica (Carolina, n.d.r.) ed accanto ad una giovane donna che ha capito il suo ruolo nella società, ci ha aiutato attraverso questo appuntamento, che non è di poco conto e non è assolutamente scontato perché non è facile dare vita a queste iniziative, ci ha portato a scoprire un luogo che è nostro compito consegnare a chi è più giovane ed a chi non lo conosce’.
Ha poi posto l’attenzione sul ruolo della donna e della sua responsabilità:
’Anche dove ci sono dei nuclei dove ci sono situazioni di grandi difficoltà, di aggregati, papà in carcere, fratelli ai domiciliari, il nucleo familiare che si salva è il nucleo dove c’è una donna, una donna forte che è in grado di non consegnare la morte ai propri figli ma gli consegna veramente la vita, non soltanto come atto fisico e biologico ma come atto educativo e di forza. Partendo da queste donne, noi come città raccontiamo l’impegno più importante che è l’incontrarsi tra generazioni, tra classi sociali, tra quartieri della città, tra aree della nostra città, è una cosa sulla quale stiamo lavorando tantissimo, sono contenta di avere avuto oggi l’opportunità grazie a Carolina e Francesca di essere presente. La mia presenza qui è un voler dire che ci siamo, mi auguro di poter dare vita ad altre cose insieme’
L’attrice Nunzia Schiano ha letto alcuni pezzi dal lavoro teatrale ‘Femmine’, lo spettacolo che sta portando in teatro da qualche anno, scritto da Myriam Lattanzio ed Anna Mazza, dove l’attesa è il cardine che tiene unite le protagoniste, una sorte di ‘Aspettando Godot’ al femminile. La Mazza è autrice del testo ‘Nostra signora dei friarielli’ che la Schiano ha interpretato in questo appuntamento con la sua verve e la carica di empatia che riesce a trasmettere.
Abbiamo chiesto all’assessore Alessandra Clemente quale tema avrebbe scritto per il suggerimento alla discussione.
Sicuramente una riflessione sull’aspetto personale che qualifica qualsiasi ruolo che puoi avere. Il ruolo della madre è un ruolo pubblico, anche il giornalista è un ruolo pubblico, quello dell’assessore è un ruolo pubblico, quindi anche questa dimensione pubblica dell’agire femminile è sempre un’ottima impronta da dare alla società. Sono due aspetti che vanno di pari passo. Ho sempre una enorme difficoltà a rispondere alla domanda: ‘Lei è qui come istituzione o come donna?’ cui rispondo che sono presente sicuramente come esercizio della mia funzione perché credo nelle istituzioni, quindi credo che sia doveroso che un assessore dia importanza, ascolto e sostenga queste iniziative, ovviamente tutto ciò che faccio è declinato dalla mia impronta femminile, dal mio essere giovane, dal mio essere donna. E’ difficile che, come ragazza di questa città, sostenga cose che da assessore non condivido, coincide sempre molto, non perdo mai questa dimensione.
Alla signora Schiano abbiamo posto qualche domanda:
I ruoli femminili al teatro o cinema riescono a far emergere l’animo femminile o sono ancorati ancora a degli stereotipi?
Penso che siamo ancorati ancora agli stereotipi. Io seguo il programma ‘La storia siamo noi’, in una trasmissione si è parlato di Anna Kuliscioff (Anna Kulišëva, italianizzato in Anna Kuliscioff, n.d.r.), e ti rendi conto di come certe tematiche siano attuali, anche se la storia della Koulisciova era di inizio Novecento, dove l’uomo crede ancora di avere un predominio sulla donna; in realtà abbiamo conquistato delle cose che però non sono tutte portate fino in fondo. Ho la sensazione che ci sia stato un errore di valutazione da parte delle donne: quello di voler essere come gli uomini, perché abbiamo preso soprattutto nel lavoro e nel voler affermare delle peculiarità che appartengono più al mondo maschile, mentre invece avremmo dovuto portare avanti le nostre peculiarità che sono quelle di un mondo complesso. Ad esempio io non voglio essere uguale ad un uomo, voglio essere una donna con tutto quello che comporta. Vero è che avere l’emancipazione economica è importante, alcune scelte fatte nel passato dalle donne sono state fatte per avere una indipendenza economica, turbando la situazione familiare dell’epoca. Vedo ragazze giovani che mi sembrano abbiano avuto una regressione più che una evoluzione, legata all’ignoranza, ma c’è qualcosa che va all’indietro, come le ragazze che scelgono di non continuare gli studi perché si sono fidanzate da piccole, forse va ripensato il tutto. Dobbiamo essere fiere di essere donne e di non assomigliare agli uomini.
Le nuove generazioni di registi e sceneggiatori sono più attenti in questo?
I ruoli femminili importanti ce ne sono ancora pochi, perché il teatro è molto maschile. Nei classici le donne hanno un ruolo ma o fanno le balie o le coprotagoniste come Desdemona, Giulietta. Uno scrittore inglese che è Bescher scrive molto per il mondo femminile, ha un’attenzione al pensiero femminile. Nel mio caso specifico, al cinema mi hanno identificata come ruolo di madre per cui io non potrò mai essere una cattiva. Il mio lavoro è bello perché ti da l’opportunità di indagare diverse sfaccettature, ma il cinema -in Italia soprattutto- ti costringe ad un ruolo che è la mamma o la nonna, perché c’è una volontà, e questo è anche colpa delle donne, da parte delle colleghe della mia età di voler sembrare più trentenni che sessantenni o cinquantenni, che poi se vai ad indagare perché modificare l’aspetto fisico? Io modifico l’aspetto fisico per piacere a qualcuno, per sentirmi meglio con me stessa, ma ci giriamo intorno, di mie coetanee ce ne sono tante bellissime, ma quell’essere bellissime è un’affermazione del sé oppure è una ricerca sempre di un piacere agli altri, perdendo sé stesse? Una sfida potrebbe essere far innamorare un uomo giovane così come sei.
Per quanto riguarda il cinema Italiano, ad esempio, Valeria Golino si produce un film per portare il suo discorso, la sua idea ed esserne la protagonista. A teatro il prossimo anno farò ‘Filumena Marturano’ nel ruolo di Rosalia, con Geppy Gleijeses e Mariangela D’Abbraccio con la regia di Liliana Cavani. Vedi, una regia al femminile, come la Cavani che non ha mai fatto una regia teatrale, può essere interessante come approccio, c’è un’altra visuale. Per il mio spettacolo ‘Femmine’ la regia l’abbiamo fatta fare a mio marito Niko (Niko Mucci, n.d.r.), per mettere a confronto due sensibilità, altrimenti rischi di fare una cosa chiusa in sé stessa, mentre ci deve essere la possibilità di un occhio esterno che guardi il mondo femminile. Nel mio lavoro è più difficile per le donne che hanno l’idea di inseguire il successo perchè devi per forza tener presente quel tipo di stereotipo, quindi non puoi invecchiare.
Fonte foto Carolina Fenizia, Francesca Saveria Cimmino