“Solo Andata”: la questione migranti al Piccolo Bellini


Migranti: una tematica impegnativa, una questione culturale

Lo spettacolo ‘Solo andata’ in scena dal 16 al 21 febbraio al Piccolo Bellini, si basa su un testo di Erri De Luca sull’emergenza dell’immigrazione, diretto e interpretato da Antonello Cossia, prodotto da Associazione Culturale Altrosguardo.

Cossia è accompagnato in musica da Francesco Sansalone, con il sottofondo scenico delle immagini in movimento dell’Agenzia Fotogiornalistica Controluce prodotte da Carlo Hermann, Roberto Salomone e scelte dal fotografo Mario Laporta, che documentano i viaggi dei migranti clandestini nell’arco di venti anni.

Nello scarno allestimento scenico, dove una bacinella d’acqua rievoca il grande mare, con una fragile barchetta di carta, simbolo di una illusoria salvezza, Cossia si produce egeregiamente sul palco, in un monologo che ha mantenuto l’attenzione e l’emozionalità del pubblico per tutto il tempo.

Il tema dei migranti, dei profughi, si staglia netto ed agghiacciante come la punta di un iceberg, dove a noi giunge solo il riverbero di un problema molto più profondo e radicato; una migrazione che dura da venti anni, che vede le coste siciliane, calabresi e pugliesi protagoniste -insieme al mare- di questo esodo dove la terra promessa si trasforma spesso in un mare di morti.

La sensibilità e la bellezza delle parole di Erri De Luca tratte dal libro ‘Solo Andata’ e da ‘Opera sull’acqua ed altre poesie’, si sposano con altre scelte da Cossia per la piecè teatrale tratte da ‘Oceano mare’ di Alessandro Baricco e da ‘ Profezia’ di Pier Paolo Pasolini che, per primo, negli anni Sessanta ha posto l’attenzione sugli ultimi, gli emarginati, dove la sopravvivenza aveva lo stesso cattivo odore che hanno oggi i morti dei migranti.

Cossia racconta una storia che sembra infinita perché ancor oggi in svolgimento, indugia su silenzi riflessivi e di rispetto, accompagna, con limpida maestrìa, le vite di uomini e donne, pastori africani che spesso non hanno mai visto il mare, a doversi difendere da marinai-aguzzini che li temono per il loro numero, costringendoli a traversate in condizioni che riportano alla tratta dei neri dal XVI secolo in poi.

Di pregio l’introduzione tratte da ‘Moby Dick’ (il romanzo di Herman Melville, ndr) definito libro malvagio da Melville stesso in quanto protagonista del racconto era il male, della natura e degli uomini, dove Cossia sottolinea come il capitano Acab prenda il mare spinto dalla tristezza, mentre per migranti il mare è allo stesso tempo tristezza (per quello si dovuto lasciare), paura (delle condizioni strazianti del viaggio) e speranza (per una vita migliore).

Le parole di Pier Paolo Pasolini sembrano essere davvero una profezia quando dice:

“l’epopea di chi al mondo non possiede neanche la fortuna di poterlo sognare un mondo migliore, poiché deve giocarsi la vita solo per verificare se esiste un mondo possibile”

dove nell’indifferenza del mondo-possibile occidentale la vita sembra avere perso ogni valore.

a cura di Laura Scoteroni
ph: Luigi Maffettone

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