Facebook ammorbidisce il suo sistema di censura

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Facebook: si favoriranno così le notizie di pubblico interesse

Se bazzicate Facebook da un po’ lo saprete: non è raro che il sistema di gestione dei contenuti del più popolare social del pianeta commetta una leggerezza censurando post, immagini o video che non dovrebbero passare sotto la scure della censura. Solo nel corso dell’ultimo anno il social di Zuckerberg si è trovato al centro di un ciclone di proteste in cui proprio i suoi fedeli utenti hanno accusato la società di una censura opprimente che non fa differenza, ad esempio, tra nudo artistico e pornografia, o tra la violenza espressa da un reportage giornalistico ed il mero torture porn. Basti pensare ad alcuni dei casi più recenti: quello del premio Pulitzer Nick Ut, che proprio di recente si era visto censurare uno dei suoi scatti; o ancora la scure che si è abbattuta su di una campagna di sensibilizzazione per il tumore mammario che aveva come protagonista dei seni scoperti.

I dibattiti in rete si sono sprecati, aggravati anche dalla difficoltà di comunicare con il social attraverso il suo servizio di assistenza. Eppure le parole pare non siano state sprecate, perché proprio in questi giorni ì Facebook ha annunciato di essere al lavoro per migliorare la situazione. Come? Semplicemente ponendo maggiore attenzione ai contenuti in sé, prima che alle immagini o ai video che questi mostrano.

La società deve essersi resa conto di una cosa per noi già evidente: un’immagine, per quanto disturbante o violenta, non è necessariamente pubblicata per motivi di dileggio o divertimento. Spesso contenuti disturbanti sono connessi ad un certo tipo di informazione e non possono, pertanto, essere censurati come si farebbe invece con quei contenuti pubblicati per il gusto di. Sicché, dalle prossime settimane, quei contenuti che saranno considerati di pubblico interesse verranno mantenuti, anche se le immagini ad essi annessi violeranno la politica della piattaforma.

Facebook apre così la strada ad un cambiamento importante, su tutto per il benessere della comunicazione e dell’informazione che sulla piattaforma naturalmente avviene. In secundis la società americana si comporta come ci si aspetterebbe da chi, più che di tecnologia, si occupa tutti i giorni di informazione mediatica e, in quanto tale, ha bisogno di una regolamentazione dei contenuti “notiziabili”. In tal senso è evidente che quello di Nick Ut, tanto per riprendere l’esempio, non è un semplice caso isolato ma una situazione che di certo avviene (o è avvenuta) quotidianamente sul social, visto il modo con cui sempre di più si è affermata una buona circolazione delle informazioni, e non solo, sulla piattaforma.

Ovviamente siamo molto lontani da una situazione definitiva perché Facebook si scopre così a tanti futuri (e certi) problemi che derivano tutti dalla sua enorme popolarità. Come si farà, ad esempio, a tutelare i minori dalla visione di contenuti scabrosi o violenti? Con che metodo il sistema potrà discernere l’attendibilità della fonte? Difficile dirlo ma a Melo park il dibattito aperto e, in vista del cambiamento, non può che essere un bene.

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