Le bufale, l’umanità, non se le è certo inventate ieri. Arriva Knowledge-Based Trust, una soluzione da Google
La pratica di diffondere notizie false ha origini primordiali, che probabilmente discendono direttamente dalla mela adamitica o giù di lì. Se anche non concordassimo su quando i primi ciarlatani si sono fatti avanti per spillare denaro ai poveri fessi, possiamo certamente concordare , invece, sul fatto che -da quando esistono i social network- le modalità di click baiting sono aumentate a dismisura. Di che stiamo parlando? Fondamentalmente di una pratica abbastanza sciocca, ma subdola quel tanto che basta per rastrellare quanti più click dalla rete: diffondere in rete notizie più o meno farlocche, bufale e quant’altro che, corredato ad un titolo sensazionale, può portare acqua al proprio mulino. Questa pratica ancora oggi ripaga, in termini di visite, tantissimi siti di presunti professionisti ma da oggi le cose potrebbero cambiare!
Google sta, infatti, sviluppando un algoritmo che, in qualche modo, metta fine alla diffusione delle bufale. La nuova trovata algoritmica di Big G consiste, infatti, nell’analizzare i vari siti stabilendo per loro un grado di attendibilità delle loro notizie/contenuti, assegnando poi loro un punteggio che eventualmente li premi o li penalizzi. Google, in pratica, si baserà sempre di più sulla qualità delle notizie in rete, tenendo fede al suo paradigma che vorrebbe dare ad ogni utente “la risposta perfetta” alla chiave di ricerca. Grazie al suo “Knowledge Vault”, Google ha, ad oggi, trovato il sistema per estrarre automaticamente le notizie da ogni fonte costruendo con il suo “vault” un database di notizie che utilizza per indicizzare la ricerca in rete e che il colosso considera attendibili al 100%. Basandosi proprio su questa banca dati pre-costruita di informazioni, il gigante di Mountain View implementerà l’algoritmo di cui sopra chiamato “Knowledge-Based Trust”. Come funzionerà? In pratica ogni volta che i bot di Google incorreranno in una notizia che contraddice quelle già archiviate come “attendibili” la segnaleranno e penalizzeranno nel corso delle meccaniche di ricerca. Viceversa se la notizia avrà un raffronto con quando contenuto in database, allora verrà premiata e la sua visibilità nelle ricerche verrà aumentata.
Questa dinamica della ricerca e della diffusione di notizie va ad aggiungersi alle diverse iniziative intraprese da alcuni esponenti dell’informazione digitale (non ultimo, Facebook, che pure soffre di un enorme problema per quanto riguarda le false notizie condivise e diffuse dagli utenti) che mirano a combattere il fenomeno delle bufale in rete, spesso un vero e proprio ostacolo alla fruizione della corretta informazione.