L’UE regolamenta i droni


Chip, geolocalizzazione e più sicurezza in tutti i paesi secondo l’ Ue

Che i droni siano una parte integrante dei tempi che corrono è ben più che un’illazione. Le vendite di droni sono salite vertiginosamente negli ultimi tempi, sia per quel che riguarda i prodotti entry level che quelli più squisitamente adibiti all’uso professionale. Ma i droni, arrivati sul mercato non come un fulmine a ciel sereno, ma con lo stesso impatto da parte dei consumatori, vivono anche periodi di critiche aspre e serrate, figlie di una necessità di regolamentazione che, ad oggi, ha fatto fatica ad arrivare in buona parte dei paesi del mondo, UE compreso.

Vero è che con un drone si possono fare cose che prima sembravano impossibili (dalle riprese aeree, oggi più economiche che mai, alle spedizioni cittadine ultra rapide), ma, in anni in cui la preoccupazione per la privacy è alle stelle, ed in cui il tema sicurezza è ugualmente sentito, la necessità di dare un controllo ai voli dei sempre più numerosi droni sembra quanto mai obbligatorio. Non ultimo, c’è il problema di potersi riferire ad un proprietario certo in caso di azioni illegali o presunte tali cosa che, per ovvi motivi, oggi non è possibile.

E così l‘UE, in vista di una accelerazione delle leggi che controllano e regolamentano volo, possessione e danni causati da droni, non solo per proteggere la privacy e la legalità, ma anche per aprire la strada all’uso dei droni nel mondo del lavoro dove, senza apposite leggi, ancora latitano per tutta una serie di giustificatissimi timori. L’UE ha allora deciso di meglio definire regole e limiti nell’uso dei droni esprimendosi in questi giorni con una plenaria da ben 581 voti favorevoli. La commissione dei trasporti, su documento della relatrice eurodeputata Jacqueline Foster, si è espressa sui temi fondamentali quali sicurezza responsabilità e protezione dati escogitando l’ipotesi di di dotare i droni di appositi sistemi di anti collisione e, soprattutto, di chip identificativi con cui risalire alla proprietà del dispositivo. Un altro tema caldo è quello della localizzazione, che possa permettere di capire quando e se i droni invadono spazi aerei vietati, la qual cosa è spesso accaduta negli ultimi anni, specialmente nelle aree militari.

L’Unione Europea conta, dunque, di creare un modello di leggi internazionali che possa mettere dei punti in tutti i paesi dell’unione, affinché il mercato possa svilupparsi nella direzione che i droni stanno battendo e che potrebbe effettivamente permettere meraviglie sia nel campo della comunicazione, che del commercio, che del lavoro in generale e ciò a fronte di quelli che, almeno adesso, sono dei rischi ancora sensibili e “scoperti” dalla legislatura.

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