Si erano perse le tracce di Ara, l’avveniristico smartphone modulare prima annunciato da Motorola e poi passato nelle mani di Google
Il progetto, tanto ambizioso quanto geniale, era stato ispirato dal lavoro del giovane maker olandese Dave Hakkens, e consiste in uno smartphone composto di tante parti “ad incastro”, con cui è virtualmente possibile comporsi il telefono perfetto, ad uso e gusto dell’utente.
Non solo, Ara risolve, almeno nella filosofia, l’annoso problema della riparazione di dispositivi oggi particolarmente esosi ed inquinanti, la cui fragile componentistica è spesso messa in scacco dalla smodata usura degli utenti (e annessa disattenzione). Con Ara, dunque, niente più assistenza o garanzia, ma semplicemente la possibilità di staccare e cambiare qualunque pezzo, aggiornando eventualmente il dispositivo per il futuro. Ed è una figata, non lo si può dire in altro modo.
L’ambizioso progetto di Google era però sparito dalla circolazione da un po’ salvo ricomparire proprio in questi giorni con un annuncio di Google arrivato, non senza sorpresa, direttamente in rete! Sembra definitivo: Project Ara si farà! E non solo, l’ambizioso smartphone modulare pare arriverà sugli scaffali già il prossimo anno e, nel mentre, potrà essere richiesto dagli sviluppatori per la creazione dei primi contenuti ad hoc.
I prototipi da mettere nelle mani dei team di sviluppo in giro per il mondo sono praticamente pronti, come ha dimostrato il celebre portale di tecnologia The Verge che ha potuto mettere mano ad uno dei dispositivi prototipali assaggiandone le prime caratteristiche. In particolare pare che in questi mesi di silenzio Google si sia impegnata a modificare e migliorare il sistema che permette ai vari moduli di connettersi ed interagire tra loro. L’originale sistema a magneti è infatti ora stato sostituito da blocchi con pin di collegamento. Innanzitutto è cambiato il meccanismo di connessione dei moduli alla base, che ora non prevede più un agganciamento magnetico e un collegamento dati wireless ma un sistema provvisto di pin. Avete presente le vecchie cartucce videogame che si inserivano nella console “a incastro”, bhè è più o meno quello il concetto. Come se non bastasse, pare che l’idea originale di Ara sia un po’ deviata da quello che era il suo binario di partenza sicché le componenti fondamentali del telefono come comparto telefonico, schermo e batteria, sono parte del corpo principale del dispositivo e i moduli sono ora una sorta di optional di lusso, il che è molto diverso dall’idea originale che voleva, come avrete capito, uno smartphone completamente personalizzabile. Certo nulla vieta che la versione finale sia diversa, almeno in questo dal prototipo che, ricordiamolo, viene concesso agli sviluppatori per la creazione di software, tuttavia per ora questo è un dubbio che i più smanettoni proprio non riescono a fugare, specie grazie all’offerta che pian piano si sta affacciando sul mercato da parte di società che, ispirate dall’idea di Ara, pure si stanno affacciando nel settore della “modular technology“.
Ara comunque ha mostrato di avere nella propria faretra delle frecce interessanti. Come la possibilità di sostituire i moduli senza spegnere il telefono (cosa che è ancora un “mistero” per certi competitor), o la necessità di effettuare un preciso controllo vocale prima di staccare un modulo, onde evitare che qualche buontempone ci “rubi un pezzo” mentre siamo distratti. Certo è ancora poco rispetto a quello che ci era stato promesso, la qual cosa sta venendo fuori in rete, non senza clamore, grazie ai commenti al fulmicotone dello stesso Dave Hakkens. “L’ispirazione” da cui Ara ha avuto origine. Il giovane Hakkens si è detto contrariato dalla strada intrapresa da Ara, ormai lontanissima da quella che voleva essere la filosofia del suo progetto, ed ha accusato Google di star esercitando troppo potere sulle questioni tecniche, rendendo lo sviluppo molto distante da quella filosofia “friendly” che avrebbe voluto il dispositivo a prova di futuro (la critica è semplice: se Google può decidere tutto, allora può creare connettori diversi per diverse edizioni del telefono obbligando gli utenti a comprare di più). Lo stesso The Verge, dopo il test, ha ipotizzato un delirio di potenza da parte di Mountain View, domandandosi se la società non stia peccando di Hybrys. Le premesse non sono delle più rosee, che sia una di quelle rare volte in cui la concorrenza (più che altro rappresentata da LG in questo momento) prende a calci il colosso di internet?