La storia di Alex e della memetica da discount


Il mondo dei meme

Quello dei meme è un mondo su cui ci sarebbe tanto da raccontare e ancor di più da capire e studiare. La nascita e la diffusione di un meme in internet è, infatti, un qualcosa di apparentemente indefinibile che può tuttavia aiutare a comprendere il significato del termine “virale”. Virale come un virus informatico o biologico, un meme nasce quasi per caso, in una regione remota della rete, senza altra ragione che sé stesso, la sua sopravvivenza e la sua diffusione. E così attecchisce, si espande e diventa un qualcosa di successo. Il gran guru della memetica internettiana fu Chuck Norris, il Texas Ranger più amato della tv. Un meme così famoso che divenne esso stesso un meme! Una cosa su cui non vale la pena inerpicarsi ma che magari, anche solo andando a naso, aiuterà anche i profani a capire di cosa diamine si stia parlando.
Perché si, oggi si parla di meme e, in particolare, di una storia particolare e curiosa riguardante un giovane di nome Alex. Alex lavora in una catena di supermercati, tale Target. Succede  che mentre fa il suo lavoro, una tizia gli scatta una foto e la posta su Twitter. Alex è un ragazzino belloccio e indaffarato nel suo lavoro, nella foto è visibile il suo nome e, nella più classica delle diffusioni memetiche, la sua faccia diventa un tormentone della rete. Basta solo aggiungerci un hashtag ad hoc, ossia #AlexFromTarget e via, si instaura rapidamente un nuovo trend!

 

Il bello della faccenda è che lo stesso Alex non si rende conto di nulla. Ma la voce gira in rete e, inevitabilmente, qualcuno gliene dà notizia, per la precisione, il suo capo e la società Target, che non esita a sfruttare la cosa per farsi un po’ di sana pubblicità. E sapete? La cosa ha successo! Tanto che si instaura una nuova modalità di branding tra quanti sono in odore di affari. Ci provano compagnie come Starbucks a imporre in rete il loro “Alex”, ma la cosa non funziona, perché il caso del ragazzino, come succede per tanti meme, è unico e irripetibile e i competitors non hanno speranze. Non manca poi la società di comunicazione che cerca di imporsi come autrice della trovata, tale Breakr, ma la cosa suona francamente di bufala e lo stesso Alex e famiglia si tutelano distaccandosi dalla dichiarazione e dicendo di non averci nulla a che fare. Lo stesso Alex, infine, è vittima della sua stessa popolarità, tant’è che quando il suo profilo Twitter salta fuori (@Alc63) le persone gridano subito al fake! Il ragazzo in pratica, non viene riconosciuto in sé stesso e la gente grida al bugiardo.

La cosa, ovviamente, non può che scatenare l’ira dei fans e tra video su YouTube che lo difendono, e dichiarazioni d’amore arrangiante sotto forma musicale, il meme #AlexFromTarget imperversa ormai da giorni nella rete. Una storia curiosa, forse per nulla affascinante per chi non ha idea di come funzioni veramente internet, ma invece appagante per chi da anni si interessa di memetica ed è alla ricerca di un nuovo “paziente zero” da analizzare e commentare. Quella di Alex, in questo senso, è una storia da prendere a campione per tanti aspetti, non ultimo quello sociale in cui, partendo da una velata violazione della privacy (una foto scattata di nascosto), nasce una rockstar della rete. Una rockstar dalla vita breve, questo è certo, ma pur sempre un’autentica macina di condivisioni e like.

Not bad at all…

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