Bagnoli e donna di Coroglio: i casi si complicano – Sesta puntata


I DINAMICI SFIGATI DI BAGNOLI
“LE INDAGINI DELL’ISPETTORE VARRIALE”

un’opera di AMEDEO CARAMANICA
distribuita da Magazine Pragma

UN OMAGGIO AGLI INFATICABILI POLIZIOTTI DI PERIFERIA – GIALLI POLIZIESCHI

I casi e i personaggi sono completamente inventati, ogni riferimento a persone o cose è del tutto casuale.
Riproduzione Vietata, ogni abuso sarà perseguito a norma di legge

Le puntate precedenti: 1 – 2 – 3 – 4 – 5

SESTA PUNTATA

Il caso di Bagnoli e quello della donna di Coroglio

si complicano sempre di più”

Perciò la mattina dopo, l’ispettore si alzò per tempo, si preparò in fretta e furia, anche se stavolta ebbe, pur se fugacemente, il tempo di guardarsi allo specchio: era tornato il solito ispettore Varriale: alto, aitante, viso schietto e sincero, occhi sereni e penetranti, capelli in ordine. Alle 7:30 in punto era già in ufficio. Per fortuna Pasquale, il piantone fissato per il lotto, non aveva ancora preso servizio.

Avrebbe voluto continuare le indagini della “donna di Coroglio”, ma l’ispettrice Manna, stranamente pure lei già in ufficio a quell’ora con il vice ispettore Ruotolo, gli comunicò una notizia che lo lasciò di stucco e gli fece capire che il “caso Sarno” di Bagnoli non era così semplice com’era sembrato all’inizio.

La signora Lia, infatti, la moglie del suicida, aveva telefonato trafelata quella mattina in commissariato, per dire che la figlia Giulia era andata il martedì a scuola regolarmente, poi il mercoledì mattina era uscita come al solito per recarsi a scuola, ma non vi era mai arrivata, nessuno delle amiche e degli amici l’aveva vista, quindi erano due giorni interi che era sparita dalla circolazione. Ovviamente la madre era molto preoccupata.

Perciò, senza indugiare un minuto, l’ispettore superiore, con i due vice ispettori, la Manna e il Ruotolo, si portò subito in casa Sarno per sapere qualcosa di più dalla viva voce della madre della ragazza. In casa trovarono anche il fidanzatino della ragazza, Pino Schiavo, preoccupato pure lui per l’improvvisa scomparsa di Giulia. Anzi il ragazzo raccontò che negli ultimi giorni veniva a scuola un po’ stordita, frastornata, molto irritabile e spesso impreparata. Insomma tutti i compagni facevano fatica a riconoscere la solita Giulia.

<< In genere – aggiunse il ragazzo – pensavamo tutti che fosse una conseguenza della disgrazia del padre e, quindi, non facevamo domande, ma forse nascondeva qualche altro problema più grave che la tormentava personalmente. Neppure a me, che cercavo di consolarla, diceva niente, anzi in questi ultimi tempi cercava di allontanarmi sempre più da sé, spesso mandandomi a quel paese in malo modo.>>

<<E in casa, signora Lia, come si comportava Giulia? La vedevate scontrosa, irritabile, distratta?>>, chiese l’ispettore.

<< Nei primi giorni dopo la disgrazia, andava come una sbandata per le stanze, mangiava poco, era sempre nervosa … Come tornava dalla scuola, si chiudeva in camera sua e lì restava per ore. Io credevo che studiasse, ma se, come dice Pino, andava impreparata, penso che facesse qualche altra cosa diversa dallo studio. Nel tardo pomeriggio poi usciva e si ritirava molto tardi. “Dove sei stata?”, le chiedevo preoccupata. E lei un po’ scorbutica:” A distrarmi …”, mi rispondeva. E finiva lì, perché credevo che avesse bisogno veramente di distrarsi. Ieri mattina, invece, è uscita per andare a scuola … “Esci alle due?” – le ho chiesto. “Alle due, alle tre, alle quattro, non lo so …”, è stata la risposta un po’ vaga e alquanto sgarbata. E da quella mattina non si è più ritirata a casa.>>

<< E non si è fatta manco viva, magari telefonicamente?>>

<< Sì, mercoledì, nella tarda serata mi ha telefonato: “Sono a Varcaturo…”

A Varcaturo?”, ho chiesto meravigliata. “A far che?” “A distrarmi un po’ …, ma si è rotto il motorino e sarò costretta a pernottare qui. “Qui dove?” – le ho chiesto sempre più preoccupata. “In un alberghetto qui vicino -mi ha risposto- mi farò viva domani dopo che mi hanno aggiustato il motorino … E stai tranquilla!” “Ieri, invece, giovedì, non si è fatta viva per tutta la giornata, neppure con una telefonata.” “Forse avranno avuto dei problemi ad aggiustarle il motorino “, ho pensato. Speravo che tornasse da un momento all’altro, magari in serata, sono stata sveglia tutta la notte, invece, non è proprio rincasata. Allora stamattina ho chiesto a destra e a manca, alle amiche, alle compagne di classe, pure negli ospedali, caso mai le fosse capitato qualche disgrazia. Niente. Nessuna notizia. Allora mi sono veramente impressionata e vi ho chiamato. Ma che sta succedendo a sta’ figlia mia? Che le sta succedendo, io non lo so …>>

E la povera donna scoppiò in un pianto dirotto. Manuela cercò di consolarla e l’ispettore promise che avrebbero fatto di tutto per riportarla a casa.

<<E m’impegno anch’io, signora>>, disse convinto Pino, ma il commissario lo invitò a non mettersi nei guai e a lasciar fare alla polizia.

Proprio in quel momento la signora Giusy telefonò trafelata al marito: «Pronto, Genny?>> << Giusy, sono io, dimmi …>>

<< Ma hai saputo? Mi hanno detto a scuola che Giulia Sarno è scomparsa … >>

<< In questo momento siamo proprio a casa Sarno, per saperne di più dalla madre, la signora Lia.>>

<< E che cosa ti ha detto? >>

<<Niente di particolare. Ha detto che per qualche giorno l’ha visto un po’ sbandata gironzolare per casa, poi due giorni fa, in mattinata è uscita per andare a scuola e non è più rincasata.>>

<< E da tre giorni pure noi ormai non la vediamo più a scuola. Aveva ripreso la scuola dopo la disgrazia del padre, e tutti l’avevamo accolta a braccia aperte … Ma ci appariva diversa … Distratta, assente … E se era bonariamente ripresa e incoraggiata, visto il suo precedente curricolo scolastico, scuoteva le spalle e si chiudeva in un mutismo esagerato. Rintracciala, Genny, speriamo che non si sia messa in qualche pasticcio.>>

<<Speriamo. Passo e chiudo, ci sentiamo a casa, ciao … Era mia moglie … È molto preoccupata pure lei.>>

«Giusy è veramente, non un’insegnante, ma una mamma per questi ragazzi!>>, commentò la vice ispettrice.

«Lo può dire forte, ispettrì! Ci vuole veramente bene come figli suoi, la professoressa …», sottolineò Pino.

«Trovatela, Ispettò, vi prego …», implorò la mamma.

«Signora, non vi preoccupate … Sicuramente la troveremo e ve la riporteremo a casa. State tranquilla …»

E i tre responsabili della polizia lasciarono casa Sarno vi lasciamo immaginare in che stato d’animo. Figurarsi, poi, con quale agitazione il povero Pino, il fidanzatino, si congedò dalla signora Lia! Ma quali erano le sue vere intenzioni, una volta solo, in strada, le espresse con la frase:” Ti troverò io, Giulia! Io ti troverò, dovessi mettere sotto sopra il mondo!”

Una volta soli, invece, i poliziotti si guardarono e scossero la testa, ma in quello scuotimento c’era tutto il rammarico per l’assurdità che forse, senza indizi o moventi particolari, il povero morto di Bagnoli non sarebbe stato mai vendicato e forse la disgrazia aveva talmente sconvolto la ragazza che forse l’avrebbe spinta in un tunnel senza uscita.

L’ispettore superiore Varriale, però, era caparbio e quando s’impuntava su di un caso, fosse anche il più ostico, niente gli faceva lasciare la presa. Perciò, rivolgendosi alla Manna e al vice ispettore, prima rimuginò quello che aveva sempre pensato e cioè che ci fosse qualcosa di grave sotto. Poi continuò sibillino: <<I soldi, dice la Bibbia, sono lo sterco del diavolo, cari miei! Ricordàtelo sempre …>>

<< Dottò, i soldi? E che c’entrano?>>

<<Che c’entrano? I soldi, i soldi, caro Franco, ti spingono a commettere i più efferati crimini …>>

Poi, più battagliero che mai, ripetendo le frasi per imprimersele in testa, aggiunse:<Il caso, quindi, pare che si sia complicato ancora di più, con la sparizione della ragazza? Il fatto che si sia allontanata volontariamente, sia stata rapita – perché poi? – o magari anche eliminata, rende più contorto e difficile questo caso maledetto, che sembrava quasi risolto, come dice il gran Capo? … E va bene! … Che possiamo fare? … Vuol dire che cominceremo d’accapo. Abbiamo la foto della ragazza. Voi due comincerete a mostrarla in giro, soprattutto in quel di Varcaturo, per cercar di sapere se qualcuno l’avesse per caso vista, l’avesse incontrata, in modo che almeno cominciamo a seguirne le tracce. Attaccatevi a qualche informatore. Non può essere sparita nel nulla. Poi mi fate sapere. Io e l’ispettore Calopreso, intanto, continuiamo sull’altra indagine, che pare abbia preso la strada giusta.>>

<<Quella che porta a Marco Lo Presti?>> chiese incuriosita la vice ispettrice.

<< Ma quale Marco Lo Presti, Manue’? Pure tu?>>

<< Scusa, Gennà, ma così sento dire da tutti … >>

<< E tu sai che io mi fermo su indizi costruiti a bella posta? Io credo, invece, che sotto ci sia qualche cosa di grosso anche nel “caso Coroglio”; magari, poi, viene fuori che sia solo un piccolo reato di furto finito male. Ecco perché potrebbero entrarci i soldi, Ruotolo. Ma che, comunque, Marco Lo Presti sia innocente, per me è assodato.>>

<<Sarebbe veramente uscir da un incubo per il povero Lo Presti! Povero sovrintendente!>> commentarono quasi all’unisono i due vice-ispettori.

<<Lo so. Voi, intanto, tenetemi informato sull’altro caso.>>

<<E certamente. E chi fa un passo senza il tuo permesso! …>>, concluse la Manna.

Una volta arrivati in commissariato, l’ispettore superiore si fermò un attimo nel suo ufficio, solo. Pensando soprattutto al caso della “Donna di Coroglio”, per il quale si era troppo esposto, mettendosi contro tutti – anche per non venir meno alle parole premonitrici del padre – il povero ispettore sedette quasi spossato e sconfortato e cominciò a rimuginare:<<E se avessero ragione loro, i nostri bravi … capi?! Che figura ci farei?! E tu pure caro sovrintendente Peppino Varriale quale onore ci ricaveresti? Ci vorrebbe quasi un miracolo! Ma, tu, caro padre, lo so, di questi miracoli non ne fai! E allora? Tiramme a campà! E che Dio ce la mandi buona!>>, concluse rivolgendosi al cielo.

Si erano fatte, intanto, le tredici, Calopreso lo raggiunse e, prima di ricominciare appunto con il caso della “Donna di Coroglio”, i due poliziotti pensarono di fare una capatina a casa per un pranzo decente con la famiglia. <<Tu vai a casa da tua madre o dalla Nappi?>>, chiese l’ispettore Varriale.

<<Gennà, ‘na mangiata “frienne magnanne”, me la faccio con la Nappi? Ovviamente vado a casa da mammà. E tu, non sfottere sempre …>>

<<E chi sfotte! Ma tu statti attento che il miele spesso può diventare fiele!>>

<<I poliziotti di Bagnoli, caro ispettore superiore sono sfigati, ma non fessi …>>

E si avviò, mentre l’ispettore capopattuglia faceva altrettanto. Poiché era un fatto raro, la moglie lo accolse con una certa meraviglia, i figli, invece, non lo lasciavano più, sottoponendolo ad ogni sorta di moine. La madre, invece, la prima cosa che gli chiese fu quanto tempo avesse a disposizione.

<<Non ti preoccupare … Hai fatto il sugo cu ‘e purpetielle? Sento l’odore. Non mi muovo di qui, senza aver fatto onore al tuo prelibato piatto …>>

<<Nun t’allargà, Gennà, non è la prima volta che lasci un piatto prelibato a tavolo!>>

<<Che cicciovettola!>> <<Civetta?! Piuttosto dimmi che cosa è successo a Giulia?>>

<<E te l’ho detto per telefono … Da tre giorni non si ritira a casa … E non da sue notizie … E come se fosse sparita …. >> <<O rapita …. >>

<<Certo, potrebbe anche essere … Allora, però, il caso si complicherebbe non poco. Perché sarebbe stata rapita? E da chi? È ancora viva? >>

<<Madonna, Gennà, e come sei tragico! Può darsi – e auguriamocelo – che si sia allontanata volontariamente, non sappiamo solo per quale motivo, magari per riprendersi un poco della disgrazia del padre. Io so che Giulia Sarno ha la testa sulle spalle … >>

<<E allora, altro che testa sulle spalle! Giusy, è veramente una “capa scarica”, se fa preoccupare così la madre! E scusami! Una dà sfogo alla sua depressione sparendo dalla circolazione per tre giorni? Io, se la trovassi, le farei una faccia così! Altro che! Purtroppo il fatto è che io in questa sparizione non ci vedo molto chiaro. E, quindi, la preoccupazione aumenta. >>

<< E ti pareva? Tu sei sempre o “apocalittico” o “Bastian contrario”. E ti lamenti se i tuoi colleghi e il tuo Capo te lo rinfacciano. >>

<<Nel nostro mestiere, mia cara, non devi dare mai niente per scontato …>>

<<Giusto, caro ispettore Varriale … Ai vostri ordini! >> E si mise sugli attenti per prenderlo in giro.

<<Scherza tu! Comunque è l’altro caso che non mi fa dormire … >>

<< Com’è, tuo padre non ti dice niente sul caso Coroglio?>> e si mise a ridere.

<<Mio padre, lo sai, di questi miracoli non ne fa … Andiamo su, andiamo a tavola!>> E tutti i commensali si avvicinarono alla tavola imbandita.

(Ma voi pensate che l’ispettore superiore Gennaro Varriale potette assaggiare e gustare fino in fondo quella prelibata pietanza preparatagli dalla madre? Chissà?! Quale evento inatteso, invece, gli diede finalmente la possibilità di dare un tremendo “scacco matto” al suo integerrimo superiore? La prossima puntata ve lo svelerà.)

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