Ballata di un giorno di luglio: il tormento e l’entusiasmo giovanile di Lorca

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Ballata di un giorno di luglio è un componimento di Federico Garcia Lorca

Ballata di un giorno di luglio fa parte del suo primo libro di poesie, il  libro de poemas composto tra il 1918 e il 1920, e pubblicato nel 1921. Il titolo trae evidentemente spunto dal periodo in cui le strofe sono state scritte, il luglio del 1919.

L’autore definisce l’origine della sua poesia con l’espressione  y tengo el  fuego in mis manos, per sottolineare il  tentativo di ricercare l’essenza delle cose e mettere il lettore in contatto con esse.  Lorca scrisse l’opera in ricordo della propria infanzia, difatti dominano l’elemento popolare, la natura, la musica ed il mondo dei bambini, che costituiscono il fondamento dell’umanesimo dello scrittore.

I versi, che appaiono nella forma di un breve dialogo botta e risposta, sono ambientati in un paesaggio di campagna e raccontano dell’angosciante incontro tra un cavaliere ed una giovane ragazza. L’uomo è pronto ad andare in guerra mentre la fanciulla è alla ricerca del corpo di suo marito morto in battaglia. Anche qui è evidente il filo conduttore dell’intero libro. Chiaro è il rimando alla giovinezza e alla purezza; nella prima parte il cavaliere  si rivolge alla sua interlocutrice chiamandola bambina fatta di sole e di neve. La neve è candida così come le margherite del prato, la pelle della ragazza, la luna; il bianco è un colore ricorrente, che rappresenta appunto la purezza dell’animo negli anni infantili.

Nella seconda parte, invece, il tono del cavaliere cambia divenendo quasi provocatorio. Si rivolge alla giovane con l’espressione perfida vedovella, pensando che ella sia in cammino per trovare un uomo con cui  rimpiazzare il consorte appena defunto. Infine, quando comprende che i sentimenti della ragazza sono puri, la congeda definendola sognatrice Isis, bambina senza miele, rosa dormiente.

 

I simboli della Ballata di un giorno di luglio

La poesia è ricca di simbolismi. Senza miele vuol dire priva di dolcezza e spensieratezza: pur essendo apparentemente una bambina, ella ha già conosciuto i piaceri dell’amore ed è addirittura vedova, appunto una rosa dormiente. Isis è il nome greco di Iside, divinità della mitologia egizia, dea della fertilità, della maternità, del matrimonio e delle arti domestiche. La leggenda vuole che assieme a sua sorella Nefti, ella riuscì a ricomporre il corpo del dio Osiride riportandolo in vita, per questo è associata anche al mondo dei morti. La ragazza, infatti, dimostra di essere profondamente legata al marito, che definisce con l’espressione amante che vive e che muore e conte degli Allori. L’alloro è considerato  allegoricamente simbolo di  forza e di fiducia in se stessi.

Nella mitologia, la ninfa Dafne si trasformò in una pianta d’alloro per sfuggire all’amore ossessivo del dio Apollo. Egli allora prese un rametto e ne fece una corona da indossare,immediatamente provò un senso di pace e sollievo come se finalmente  si sentisse congiunto all’amata, per questo è anche simbolo di coraggio e  vittoria. Inoltre anticamente si pensava che l’alloro avesse proprietà medicinali miracolose; l’imperatore Claudio durante l’epidemia di peste si trasferì in una località ricca della pianta per  evitare il morbo. La ragazza non teme di addentrarsi in solitudine nella campagna e non è intimidita dal cavaliere in quanto spinta dal  suo  sentimento d’amore che  non teme l’airone e l’ombra.

L’airone è un uccello maestoso dal piumaggio bianco, che vive presso i fiumi; ancora una volta ricorre il colore bianco mentre  l’acqua è il luogo in cui giace il corpo senza vita del conte degli Allori, ma anche simbolo del fluire della vita.Nel Medioevo  l’airone era associato anche alla timidezza e al silenzio, Plinio scriveva che piangeva lacrime di sangue se provava dolore; la ragazza afferma che il suo cuore sanguina. Il linguaggio della poesia è ricercato, il ritmo è scandito dal ripetersi frasi brevi ma cariche significato.

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