“Biglietto di terza classe” di Silvia Pattarini (Recensione)


Con Biglietto di terza classe (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto) Silvia Pattarini ci conduce agli inizi del 1900 quando migliaia di italiani partirono per l’America in cerca di un futuro migliore. Un viaggio della speranza in una terra sconosciuta dove i nostri connazionali si ritrovarono a combattere contro i pregiudizi, le discriminazioni, lo sfruttamento e costretti ad imparare una lingua fatta esclusivamente di suoni (la maggior parte degli italiani emigrati non sapevano nè leggere, nè scrivere).

Anche lei era una straniera in quella terra che la ospitava, e per alcuni mericani gli immigrati, bianchi neri o gialli, erano tutti da demonizzare. Ne concluse che tra lei e il ragazzino non ci fosse una grande differenza. Si somigliavano molto, altro non erano che due esseri umani col sogno di una vita migliore.

“Biglietto di terza classe” di Silvia Pattarini, sinossi

Anche Lina, la protagonista di Biglietto di terza classe, lascia la sua famiglia in Valtrebbia e si imbarca sulla Prinzess Irene diretta a New York. Lina ha solo 20 anni e sogna una vita migliore. E’ il 25 febbraio 1904 quando, dopo un lungo viaggio in mare piuttosto travagliato, Lina sbarca a Ellis Island, l’isola delle lacrime, prima di poter approdare a la Merica. Lina in America non troverà la vita appagante che sognava, ma affronterà tutte le contraddizioni, lotterà per i diritti della donna e lo sfruttamento del lavoro minorile. Troverà l’amore della sua vita, ma dovrà pagarlo a caro prezzo.

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Recensione

Quella che la Pattarini ci racconta è una storia vera. Non solo perchè è la storia di migliaia di italiani che all’inizio del secolo scorso partirono per la Merica seguendo il miraggio di una vita migliore, ma anche perchè quella raccontata dalla Pattarini è la storia della sua bisnonna. Lina, la protagonista del romanzo, è la bisnonna dell’autrice e nel libro, alcuni rilievi fotografici ci mostrano il biglietto d’imbarco di Lina e della altre donne che erano con lei sulla Prinzess Irene.
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Parte delle vicende narrate nel libro traggono spunto dai racconti di nonna Paolina, la figlia di Lina, la protagonista del romanzo. L’autrice ha poi svolto un certosino lavoro di ricerche per la ricostruzione del periodo storico e ha romanzato il resto.
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Lina, la protagonista del romanzo, sa leggere e scrivere, cosa assai rara per una donna di quell’epoca, ma in America per sbarcare il lunario è costretta a lavorare in filande e in sartorie di bottega, in condizioni estramamente disumane, dove, oltre a quella degli adulti, viene sfruttata anche la manodopera dei bambini perchè più veloci nel compiere il lavoro e pagati meno.  Lina è determinata, non si lascia abbattere dalle ingiustizie e dalle difficoltà e grazie al suo coraggio, riuscirà ad avere una vita più dignitosa.
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“Sei troppo piccola per andare a lavorare e vivere da sola.”
– Perché? Tanti bambini lo fanno! Specie gli italiani. Un mio compagno da tempo manca da scuola perché lavora alla vetreria. Ho saputo che lo fanno lavorare grazie a documenti falsi, che dicono che lui ha quattordici anni, anche se in realtà ne ha solo undici.
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Biglietto di terza classe è un libro che parla di un tempo che fu, ma che resta, purtroppo, ancora molto attuale. Ancora oggi milioni di profughi vagano nel mondo in cerca di un futuro migliore e ancora oggi, purtroppo, essi sono vittime di discriminazione e sfruttamento.

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