“Che vi siete persi…” di Salvatore Bagni e Bruno Giordano – Recensione


Che vi siete persi…, edito da Sperling & Kupfer,  è il libro attraverso il quale Salvatore Bagni e Bruno Giordano ripercorrono gli anni d’oro di Maradona e quelli dello primo scudetto conquistato dal Napoli.

“Che vi siete persi…” di Salvatore Bagni e Bruno Giordano – Recensione

Salvatore Bagni e Bruno Giordano in “Che vi siete persi…”, con l’ausilio di Tommaso Guaita, raccontano l’anno del Napoli Campione d’Italia 1986-87 e quelli immediatamente precedenti e successivi, incorniciando  perfettamente il periodo storico.Il racconto scorre veloce e dei vari blocchi temporali c’è la versione di Salvatore Bagni, la versione di Bruno Giordano, anticipate da un racconto puro del momento storico che si sta realizzando.

La vittoria del campionato del Napoli era un evento atteso da oltre 60 anni, 61 per la precisione, e in quella occasione una squadra fece blocco per la vittoria finale.

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La versione di Salvatore Bagni

Le parti di Salvatore Bagni battono su due punti in particolare: il suo carattere focoso come calciatore, che gli ha inevitabilmente condizionato la carriera nel bene e nel male, e l’amicizia con Diego Armando Maradona, che nasce dopo un inizio non idilliaco e da un confronto tra uomini veri nel ritiro di Vietri, quando il Napoli nel 1985-8 a un certo punto navigava in acque difficili.

La versione di Bruno Giordano

Bruno Giordano batte molto sul suo rapporto con la madre, persa nel giorno del suo compleanno con un incidente drammatico e a cui era molto legata, e a quel rapporto d’amore incompreso con le sue tifoserie, prima quella laziale e poi quella napoletana, che sono accomunate da finali non da favola.

Il Napoli di Allodi e Maradona

Personaggi indiscussi del libro sono Allodi e Maradona, con il primo nella figura di guida manageriale e spirituale del team, e il secondo come guida tecnica e motivazionale indiscussa.

Le due figure vengono descritte per quello che hanno dato a livello personale, tanto, e ambientale, tantissimo. Due parafulmini dal cuore d’oro che guidavano una squadra di uomini veri che ha sconfitto tanti luoghi comuni, “il palazzo” e il becero razzismo dei campi del Nord. Questa è una nota dolente ancora oggi; evidentemente, il poco sole e l’assenza di iodio si fanno drasticamente sentire.

Ottavio Bianchi: troppo serio e pompiere

Dai racconti esce fuori un’altra figura mitica, quella dell’allenatore Ottavio Bianchi. Vengono raccontati episodi non esaltanti per il tecnico, verso il quale però traspare un profondo rispetto. Le goliardate di uno spogliatoio sono divertenti, ma se reiterate su una sola persona, per quanto si possa avere ragione, possono incrinare gli uomini più duri e seri. Forse quei giochi di spogliatoio, oltre a macchinazioni esterne, fecero perdere il secondo scudetto. Ma questa è un’altra storia.

La scaramanzia, i tifosi e la Napoli che vince

Quello che più di tutto permea il libro, è lo sfondo di Napoli a tutto il viaggio. La Napoli romantica che esce da ogni racconto, quella legata alla scaramanzia, ai tramonti, alle feste con Massimo Troisi o Pino Daniele, ai bottegai e personaggi partenopei che avevano sempre attenzioni per i loro idoli, a episodi buffi e divertenti, in cui i calciatori si son ritrovati con grande simpatia, ai 20mila napoletani che ogni domenica si facevano trovate sulle tribune in trasferta.

Che vi siete persi…

Considerazioni finali

È un libro che consiglio a tifosi e non, per fare un ripasso generale del calcio di quegli anni e per avere uno spaccato di una tifoseria napoletana, che oggi, dopo 35 anni, è cambiata forse più per colpa di chi la dirige che per la maglia azzurra, che è sempre amata spasmodicamente.

Che vi siete persi… È vero, chi non ha vissuto quell’anno e quella festa, non può capire; il libro ci prova, escono le emozioni. Da tifoso azzurro, non nascondo di essermi emozionato. Chiudo così: “Ecco cosa vorremmo rivivere…”

 

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