“Con tutto il mio cuore rimasto” di Rosario Palazzolo (Recensione)

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Si è da poco conclusa la 76esima edizione del Premio Strega. Ad aggiudicarsi il prestigioso premio letterario è stato Mario Desiati con “Spatriati” edito da Einaudi. Tra i libri segnalati anche “Con tutto il mio cuore rimasto” di Rosario Palazzolo, edito da Arkadia.

“Con tutto il mio cuore rimasto” di Rosario Palazzolo

Palermo – Concetto Acquaviva è un bambino che viene segregato in una stanza buia. La porta viene sigillata con delle assi di legno affinchè il ragazzino non possa sopravvivere. Perché Concetto viene rinchiuso lì dentro? Il ragazzino si interroga, si incolpa, riflette, ripercorre tutti i fatti per trovare una spiegazione.

Con una scrittura potentissima Palazzolo lascia il lettore steso al tappeto. “Con tutto il mio cuore rimasto” è un libro che fa male, che senza alcun preavviso penetra nell’anima e la devasta.

E’ a Gesu che Concetto rivolge domande senza ottenere risposte; è a Gesù che porge delle precise e giuste osservazioni. Concetto è un’anima candida che si stupisce del male. Pensa di ottenere delle spiegazioni ripercorrendo con la mente quei rudimentali insegnamenti religiosi che gli sono stati impartiti.

Con labirintiche trame, non sempre semplici da seguire, Palazzolo, attraverso il cuore destabilizzato di un bambino racconta un’agghiacciante realtà. Un romanzo che sorprende e che certamente non lascia indifferenti. Non a caso Alberto Galla lo ha presentato allo Strega con questa motivazione:

«Con tutto il mio cuore rimasto, di Rosario Palazzolo, ci consegna la nuova prova di un autore particolare, abile e originale nell’uso della lingua. La storia è il lungo monologo di un ragazzino chiuso in una stanza buia da due donne per evitare la diffusione di un peccato inconfessabile, non suo, sia chiaro. Il monologo con un gesù (volutamente minuscolo) che raccoglie la testimonianza, il diario letto da Concetto al buio, vergato su un quaderno a quadretti, a tratti spassoso, amaro, diretto e crudele che ci porta a conoscere una Palermo con tutte le sue figure rese potenti da un parlato che ben definisce ogni tratto caratteriale, psicologico e soprattutto racchiude in sé l’impossibilità della verità. Potente, deflagrante, un pugno diretto alla nostra coscienza, una scrittura innovativa e comunque coinvolgente, che lo rende a tutti gli effetti un monologo teatrale di grande intensità, un libro non certo convenzionale, e per questa ragione meritevole di attenzione.»

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