Recensione “Giovanni Spadolini: la questione ebraica e lo Stato di Israele – una lunga coerenza”

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“GIOVANNI SPADOLINI: LA QUESTIONE EBRAICA E LO STATO D’ISRAELE – UNA LUNGA COERENZA” di Valentino Baldacci

Edizioni Polistampa, Firenze 2013 (18,00 euro)

Il libro di Valentino Baldacci “Giovanni Spadolini: la questione ebraica e lo Stato di Israele – una lunga coerenza” della casa editrice “Polistampa” di Firenze, è frutto di una lunga ed accurata ricerca presso la Fondazione Spadolini Nuova Antologia e segue puntualmente l’evolversi del pensiero di Spadolini attraverso i vari ruoli che egli ricoprì, da quelli di direttore del “Resto del Carlino” e del “ Corriere della Sera” a quelli politici ed istituzionali di parlamentare, di ministro dei Beni Culturali e della Difesa, di capo del Governo, di Presidente del Senato, oltre che di segretario del Pri, mettendo in evidenza la coerenza del suo pensiero, che non ha significato immobilismo ma capacità di evoluzione mantenendo costanti alcuni principi di fondo.

Il volume analizza l’evoluzione del pensiero di Spadolini nel contesto dei mutamenti che dal 1947 al 1994 caratterizzarono il Medio Oriente, mettendo in evidenza la nascita e l’evoluzione del panarabismo e l’emergere di una nuova leadership, che resse per decenni i paesi mediorientali fino alle recenti “rivoluzioni”.

Egli prese più volte posizione in difesa dello Stato d’Israele e del suo popolo, ponendolo più volte in contrasto con suoi colleghi come Fanfani, Craxi o Andreotti, rendendosi allo stesso tempo un interlocutore privilegiato di questa comunità.

Il merito dell’autore di questo interessante lavoro è stato quello di essere riuscito a far emergere l’originalità che ha caratterizzato il rapporto fra Spadolini, gli ebrei e le istituzioni ebraiche, un’originalità costantemente alimentata dall’eccezionale vastità della sua cultura che gli consentiva di analizzare la realtà ed il susseguirsi degli avvenimenti inquadrandoli e collocandoli correttamente nella storia.

La figura dello statista fiorentino, emerse in particolare durante la guerra dei sei giorni all’inizio del giugno 1967, dimostrando la sua incrollabile coerenza che lo portò ad opporsi fermamente a tutti coloro che tentarono, mistificando la verità, di far apparire come una guerra di aggressione la lotta dello stato d’Israele, e rompere un vero e proprio assedio garantendo la propria sicurezza ed esistenza.

Inoltre è doveroso precisare che egli è stato uno dei pochi, se non l’unico, che sia riuscito ad individuare e spiegare le affinità tra Giuseppe Mazzini e Teodoro Herzl, protagonisti del Risorgimento italiano e di quello ebraico, entrambi non semplici teorici, ma concreti realizzatori in grado di coniugare “pensiero ed azione”.

Biagio Gugliotta.

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