“Il cadavere del Canal Grande” di Enrico Vanzina – Recensione

Ho avuto il piacere di incontrare il regista e produttore cinematografico, nonchè scrittore e sceneggiatore, Enrico Vanzina a fine aprile ad uno degli appuntamenti de “Gli Incontri di Valore”, la rassegna culturale nata da un’idea di Nicola Ruocco, giunta alla sua quarta edizione.

L’occasione è stata la presentazione del libro “Il cadavere del Canal Grande” edito da Harper Collins, romanzo con il quale Vanzina chiude la sua trilogia noir dedicata alle città italiane.

Fin da subito, nel salotto di Ruocco, Vanzina ha mostrato la sua straordinaria capacità di narrare appassionando tutti i presenti, non tanto nel promuovere il suo libro, quanto raccontando stralci della sua vita, da quelli più ordinari a quelli più mondani.

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Questo fine settimana ho letto finalmente “Il cadavere del Canal Grande” ritrovando nelle pagine quel fine narratore incontrato mesi fa. Ci ho ritrovato la sua cultura, la sua voglia di divertirsi e di divertire, il suo desiderio di stupirsi e stupire, la sua ottica cinematografica (il ritmo serratissimo della narrazione e i repentini colpi di scena ben si prestano ad una trasposizione cinematografica).

“Il cadavere del Canal Grande” di Enrico Vanzina, quel Casanova che non ti aspetti

Dopo “Una giornata di nebbia a Milano” e “La sera a Roma”, con il “Il cadavere del Canal Grande”  Vanzina chiude la sua trilogia noir facendo un salto indietro nel tempo e coinvolgendo nella sua rocambolesca storia Giacomo Casanova e Giambattista Tiepolo.

La storia si apre con le vicende di Jean de Briac, giovane di nobili origini francesi che sogna di diventare un pittore – sogno che però viene ostacolato dal padre che non vede di buon occhio la vocazione artistica del giovane. Il nobile francese vorrebbe che suo figlio si interessasse maggiormente agli affari di famiglia (terreni e mucche) piuttosto che all’arte. Così Jean, per realizzare il suo sogno, ruba un cavallo dalla scuderia di suo padre e cavalca per un mese intero per raggiungere Venezia dove si fa prendere a bottega da Giambattista Tiepolo.

A Venezia Jean conosce la bella Ginevra della quale si innamora perdutamente, ma l’incontro con Ginevra segna per Jean, non solo l’inizio di un idillio.

Jean, infatti, è costretto, fin dal subito ad una rocambolesca fuga, in quanto, seppur innocente, resta coinvolto in un pericolosissimo intrigo.

Quella de “Il cadavere del Canal Grande” è una storia che si lascia leggere molto volentieri. Scorre veloce e appassiona con un susseguirsi di colpi di scena che offrono al lettore nuove verità, nuovi punti di vista.

E’ evidente ed è anche esplicitamente dichiarato in seconda di copertina che Vanzina mescola le carte di grandi classici come La locandiera di Goldoni e le Memorie di Casanova, ma il risultato che ottiene è un giallo perfetto.

Popolato da un numero via via crescente di personaggi, il romanzo diventa pagina dopo pagina sempre più intrigante. Protagonista assoluta la città di Venezia con le sue calli, i suoi canali, i suoi scorci e quella sua misteriosa e, a tratti, inquietante atmosfera.

 “Qui, a Venezia, siamo tutti controllati. Per sopravvivere in questo dedalo di canali bisogna imparare a mentire.”

Un libro che vi consiglio di mettere in valigia se siete in procinto di partire. Sarà un ottimo compagno di viaggio. Se poi siete in partenza per Venezia, beh! allora, oltre al libro, vi consiglio di organizzare un tour in cerca delle opere di Giambattista Tiepolo.

“Un tramonto infuocato si accaniva sulla laguna. C’erano i colori, la gente mossa da pensieri variegati, gabbiani che attraversavano l’aria con divertita incoscienza, gondole che tagliavano l’acqua, voci, silenzi, storie di persone che s’incrociavano senza svelare crucci, malinconie, gioie, amori e passioni”

“Leggere aiuta a vivere meglio” – ripete spesso Vanzina sui social, ed è assolutamente vero. Dunque, buona Lettura e buona vita a tutti voi!

Enrico Vanzina
Foto di Gianni Cesariello

 

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