Il Manicomio di Malta: un noir per l’estate

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Al suo libro d’esordio, pubblicato nel febbraio di quest’anno per i tipi di Nulla Die,  Vito Flavio Valletta si cimenta con un genere controverso, macchinoso e dai confini non ben delineati.

“Il  manicomio di Malta”, infatti, è un romanzo gradevole e interessante ma di non facile collocazione se si valuta il genere letterario a cui ascrivere l’opera.

Ha, infatti, l’ atmosfera europea del noir ma il punto di vista non è quello di colui che ha architettato il crimine; anzi, il crimine stesso è celato, sotteso quasi fosse un subplot mentre l’attenzione del lettore viene convogliata sul casus belli, sull’evento che scatena la ridda di eventi che costituisce la struttura portante dell’opera. Un poliziesco, certo, ma assai lontano dall’immagine che le serie tv di matrice anglofona rimandano nelle nostre case, con un investigatore che, al suo primo incarico, si trova a lavorare sotto copertura all’interno di una struttura manicomiale sita nell’isola di Malta.

Harry White è un personaggio dai caratteri fortemente autobiografici e così pure la sua compagna, e, per stessa ammissione dell’autore, è volutamente lontano dal cinismo di Lyncoln Rhyme o dalla esasperata razionalità di Sherlock Holmes; Harry si tuffa in questa nuova carriera nella UKSF portando con sè pistola, tesserino e tutto il suo carico di umanità. Paure, dubbi, ansie e il suo fardello di fragilità non gli impediscono di indagare e solo l’intuito (visto che è la sua prima prova sul campo, Harry commette molte ingenuità e numerose imprudenze per un agente fresco di corso) gli suggerisce più o meno velatamente di quali persone fidarsi e quali attori della vicenda vanno, invece, monitorati alla giusta distanza e con tanta cautela.

Sempre l’intuito lo salverà da una trappola mortale che lo costringerà a dare un’accellerazione improvvisa all’indagine e all’azione risolutiva che porterà a chiudere il caso e a salvare molte vite.

In conclusione, un personaggio interessante questo giovane detective; se Valletta decidesse di dare un seguito alle azioni dell’agente White, certamente riscuoterebbe nuovi consensi presso il pubblico che ha già apprezzato la sua scrittura, una scrittura che parte piano ma poi aumenta progressivamente l’andatura fino alla giusta conclusione del romanzo.

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