Il “Sangue Randagio” di Fabrizio Fedele


“Sangue Randagio”: altra prova narrativa di un musicista con il vizio della penna

In un’epoca storica in cui tutti scrivono -anche grazie alla diffusione ormai capillare dei social- e in cui nessuno sembra dedicarsi alla lettura, Fabrizio Fedele, classe 1971, studi classici al “Sala” di Benevento, musicista e producer, ha scoperto, fin dal suo esordio letterario risalente al 2003, il segreto per …farsi leggere.

A distanza di due anni da “Il sole risplende in Indocina”, Fedele torna all’attività scrittoria e lo fa secondo la sua cifra stilistica, che è e resta quella delle sette note. “Sangue randagio”, pubblicato per i tipi di Marotta&Cafiero, è incentrato sulla vicenda del musicista Nick Napoli. Per lui la locuzione “in nomen omen” ha il valore di un contrappasso dalle fosche tinte dantesche, essendosi trasferito giovanissimo a Londra senza più tornare nella sua città natale.

Visto il successo del precedente libro che era accompagnato da tre tracce dal sound fortemente evocativo, l’autore ha riproposto -in chiave riveduta e corretta- lo stesso format per “Sangue randagio”, che, infatti viene definito nella terza di copertina “un progetto multisensoriale” in cui il romanzo viaggia con una sua propria colonna sonora dal titolo “Mai più nuvole sulle anime randagie” e che l’autore consiglia di ascoltare durante la lettura. Oltre al valore aggiunto delle illustrazioni di Rosaria Iorio.

Consiglio ovviamente accolto da chi scrive, possiamo affermare che si tratta di un bel viaggio, in cui la track 1 evoca la dolcezza del sogno, che con indolenza solo apparente si trasforma in una sensazione che, lenta, stringe alla gola; prodromo dell’angoscia che sta per arrivare, quasi in loop, a spaventarci, a spaventare chi legge, chi scrive ma soprattutto chi sogna.

Fedele presenta lo scenario e gli attori della vicenda con una scrittura veloce, rapida, diretta. Ma la dannata notte arriva, arriva per tutti, e profuma a tratti di sirene partenopee con un pizzico di distacco so british; è lenta, come spesso rallentiamo noi dinnanzi al dolore mentre invece dovrebbe essere veloce per l’adrenalina che scaturisce dalla paura. Di contro, certe notizie ci lasciano così sgomenti che il cuore, quasi volesse evitare la sofferenza, rallenta il suo  incedere.

Lo sguardo al passato, Nick Napoli, a delineare lo spessore dei personaggi attraverso il quotidiano con le sue follie e le sue banalità e il necessario confronto con il presente -da cui spesso si fugge- attraverso il personaggio di Anna, attraverso i tredici anni di assenza di Nick, attraversando una Napoli, bigotta e antiquata terra, ma pur sempre culla e custode della sua vita, dei suoi ricordi; Napoli ultimo avanposto dell’ Inferno, di un dolore cantato nelle rime di un Nick adolescente e mai cresciuto, amplificato e accompagnato dalle note della track 13.

E il passato che trova il futuro, creando nuovi equilibri, assetti diversi per poter condividere un cammino che si era solo interrotto.

 


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