“L’americana” di Heddi Goodrich (Giunti) – Recensione

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Ho incontrato Heddi Goodrich al Palazzo Reale di Quisisana di Castellammare di Stabia durante la rassegna Quisilegge Winter Edition. Ciò che mi ha incuriosito molto durante la presentazione del suo ultimo libro, “L’americana” edito da Giunti,  è stato lo sguardo dell’autrice (orginaria di Washington che da anni vive in Nuova Zelanda) su una città come quella di Castellammare di Stabia tanto diversa dai luoghi in cui è nata e da quelli in cui ha scelto di vivere.

“L’americana” di Heddi Goodrich (Giunti) – Sinossi

Siamo alla fine degli anni Ottanta. Frida ha 16 anni. E’ americana. Grazie ad un progetto di scambi culturali trascorre un anno di scuola e di vita in Italia. A ospitarla una famiglia stabiese composta da Mamma Anita e i suoi figli Riccardo e Umberto, oltre un cane ed una tartaruga. Un anno in cui Frida apprende la cultura del luogo, si nutre dell’energia di Anita e vive una storia d’amore con un ragazzo molto lontano dal suo mondo. Un anno che le cambierà la vita.

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Recensione

Protagoniste delle pagine della Goodrich sono sicuramente le donne: Frida, Anita, ma soprattutto la Città di Castellammare di Stabia. Pagina dopo pagina emerge il grande amore dell’autrice per la Città delle Acque. Della città non tralascia proprio nulla; la Goodrich ne compie una vera e propria scansione: Monte Faito, la Reggia di Quisisana, la Villa Comunale, la Cassa Armonica, il Castello, le acque termali, il mare, i biscottifici, i quartieri, le pietanze, le tradizioni, la storia.

“Arrivati alla Villa, rallenta per parcheggiare sopra i vecchi binari del tram. Facciamo il breve tratto fino alla cassa armonica che, con i suoi ghirigori in ferro complicati dai mille intrecci degli alberi nudi, è il punto più fitto del lungomare, dietro il quale si scorge un golfo piatto ed un cielo monocromo che non tradisce traccia di tramonto. Il Bar Spagnuolo pullula di gente, soprattutto uomini.”

“L’americana” è una storia di crescita, di consapevolezza acquisita attraverso un’esperienza nuova, ma anche attraverso quello che sembra essere un errore. Durante il soggiorno a Castellammare di Stabia Frida vivrà un momento di sgomento e di dolore che, tuttavia, dopo tanti interrogativi, le insegnerà a guardare quanto accaduto da una giusta angolazione.

“Nei giorni successivi sono come rattrappita. Il corpo è un cadavere che trascino per casa o per scuola come si trascina una gamba anchilosata dopo che è rimasta piegata sotto il sedere per troppo tempo. Non mi sento allarmata, non sento niente, Provo semplicemente una specie di straniamento da ogni mio gesto, dalla mano che sollevo per ricambiare un saluto per strada o per aprire un rubinetto in cucina, strofinare un piatto. Se l’acqua è troppo fredda o troppo calda, se la pelle scotta, la cosa non mi riguarda.”

La scrittura della Goodrich è schietta e fluida e i personaggi sono ben caratterizzati. Bello il rapporto tra Anita e Frida. Anita accoglie Frida con grande gioia rendendola parte della casa, non un ospite. Le insegna a rifare i letti, a stendere i panni, a cucinare, a riporre con ordine le sue cose nell’armadio.

“Mi piace quando mi parla con questo tono, come se in me vedesse qualcosa di salvabile o plasmabile, come se fossi un progetto in cui vale la pena di investire tempo ed energie”.

L’americana può essere un’idea regalo per le prossime festività natalizie. Un libro da mettere sotto l’albero di chi ama storie semplici che però lasciano un segno nell’anima.

 

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L’autrice:

Heddi Goodrich, originaria di Washington D.C., si è laureata a Napoli, dove ha lavorato come insegnante d’inglese per qualche anno dopo aver completato gli studi. Vive in Nuova Zelanda, ad Auckland. Il suo romanzo d’esordio Perduti nei Quartieri Spagnoli, tradotto in tredici lingue, è stato un grande successo internazionale. Scrive in italiano.

 

 

 

 

 

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