“L’anno che a Roma fu due volte Natale” di Roberto Venturini, edito da SEM, è tra i 12 finalisti della LXXV edizione del Premio Strega.
“L’anno che a Roma fu due volte Natale” di Roberto Venturini
Villaggio Tognazzi, Torvaianica, litorale romano. Alfreda è un’accumulatrice seriale che presenta anche segni di demenza senile. Ha reso il suo villino un tugurio invivibile e vive tra insetti e cianfrusaglie. Al piano di sopra vive il figlio Marco, un giovane profondamente insicuro, la cui unica occupazione è quella di accudire la madre. Lo spettro di un’azione da parte dell’Ufficio d’Igiene rende necessario ripulire e svuotare in fretta la casa, pena lo sfratto. Alcuni sgangherati amici, assidui frequentatori del bar Vanda, si attivano per sgomberarla, ma Alfreda si oppone.
Da diverso tempo Alfreda soffre di disturbi del sonno. Durante i suoi deliri notturni le appare Sandra Mondaini sofferente per la “separazione” dal marito Raimondo Vianello, che riposa a Roma, mentre lei è sepolta a Milano. Anche Alfreda non si è mai ricongiunta al marito, scomparso in mare durante una pesca notturna e mai più ritrovato. Alfreda così decide di mettere fine a quella “ingiustizia” e pone al figlio una condizione per lo sgombero del villino: trafugare la salma di Raimondo dal Verano e portarla al cimitero di Lambrate, da Sandra.
Dopo le prime resistenze, Marco getta le basi del piano, aiutato da Carlo, un vecchio pescatore, e da Er Donna, il travestito più ambito della Pontina.
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Un’opera ironica e originale con la quale Roberto Venturini conferma il suo talento. Con il libro d’esordio “Tutte le ragazze con una certa cultura hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in camera”, edito sempre da SEM, Venturini si è aggiudicato il Premio Bagutta Opera Prima (2018).