Il termine “male” è chiaramente un termine carico di valore, persino grandioso nella sua spaventosa negatività. Ed è pure una parola che vanta una lunga storia, sia nelle pratiche quotidiane così come nei diversi apparati concettuali delle varie sfere del sapere umano.
Sicuramente siamo in presenza di un termine controverso, basti pensare nella sua tonalità religiosa che lo fa suonare alle nostre orecchie con un particolare timbro: per qualche studioso per qualche studioso è uno stridore.
Ciononostante, riteniamo che il termine “male” non precluda la possibilità di un’indagine scientifica e questo libro è uno dei frutti di un determinato progetto di ricerca.
Si sa, quando il male è pervasivo e difficile da trattare, sono sempre numerosi i dottori che si accalcano attorno al giaciglio del malato pronti a dispiegare il loro sapere individuando le cause del suo male e approntando le terapie adeguate.
Dato questo campo così saturo di presenze, teorie, opinioni, giudizi, preferenze ed altro ancora, da dove iniziare?
Il passo metodologico adottato dai curatori del presente volume è stato quello di partire dall’insanabilità del termine “male”, in particolare, di una specifica usabilità, quella nota con la locuzione “banalità del male”.
Probabilmente non avremo avuto gli Holocaust and Genocide Studies (perlomeno non nel modo con cjui sono giunti a noi) senza il libro “La banalità del male
quello di partire dall’usabilità del termine “male”, e in particolare di una specifica
usabilità, quella nota con la locuzione “banalità del male”. Probabilmente
non avremmo avuto gli Holocaust and Genocide Studies (perlomeno
non nel modo con cui sono giunti a noi) senza il libro “ La banalità del male” di Hannah Arendt (1963).
Ed è attraverso una simile usabilità (estesasi nel tempo a dismisura) che, nel cinquantesimo anniversario del processo Eichemann conclusosi il 31 maggio 1962 con l’impiccagione, è sembrato opportuno tornare sull’evento per riflettere sul suo valore simbolico e sui complessi problemi (storiografici, filosofici, socio – antropologici e psicologici) che esso suscitò.
Pertanto, sono stati chiamati a raccolta un gruppo di studiosi portatori delle molteplici competenze coinvolte in tale complessa problematica.
Richiamando l’idea del cerchio, la radice latina della parola”ricerca” evoca implicitamente la presenza di un centro irradiatore di conoscenza.
Per cui l’espressione “centro di ricerca”finisce con il dire in modo ridondante la medesima cosa al fenomeno del male, e questo gruppo di studiosi non ha dato vita ad alcun centro di ricerca.
Piuttosto, ha preferito adottare una logica da laboratorio: un ambiente ricco di diversi e vari “fuochi di conoscenza” a cui poter attingere, apprendendo nel momento stesso in cui si opera.
Quindi malgrado i singoli studiosi convenuti abbiamo pur sempre espresso il frutto di un peculiare posizionamento disciplinare, nello stesso tempo è risultato evidente l’impegno degli autori volto a non farsi condizionare e limitare dalla propria specifica prospettiva, e a “ scentrare” il proprio argomentare.
Ne è scaturito e serrato confronto dialogico durato un intero anno, scandito da tre working meeting (ospitati dalle Università di Padova e di Bologna) e da un convegno finale dal titolo “Identità del male”.
La costruzione della ” violenza perfetta” (tenutosi tra il 29 novembre il 29 novembre ed l’1 dicembre 2012 nella Sala Rossa della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna) dove le idee e le riflessioni germogliate lungo il percorso di ricerca hanno preso forma compiuta.
Pertanto questo libro raccoglie i saggi sul male da un punto di vista sociologico psicologico, giuridico e storico ed offre importanti piste di lettura e spunti di riflessione su un problema che è presente anche nell’uomo di oggi.
Esso si conclude con un’intervista a cura di Alberto e Marina Lalatta Coserbosa a Enzo Collotta, decano degli storici del nazismo e della Germania contemporanea, registrata a Firenze il 15 novembre 2012, e proiettata in forma ridotta al convegno di Bologna, che sviscera il problema delle basi storiche (e politiche, sociali, economiche e culturali) del consenso di massa della Germania nazista, intrecciando diversi piani esplicativi e fornendo nel contempo un aggiornato quadro d’assieme.
RECENSIONE IDENTITA’ DEL MALE
LA COSTRUZIONE DELLA VIOLENZA PERPEFFA
A CURA DI ALBERTO BURGIO E ADRIANO ZAMPERINI
2013 FRANCO ANGELI COSTO 24 EURO