Al suo esordio come scrittore, Luciano Sabetti si regala, e ci regala, un significativo passaggio al Caffè Letterario dell’Arenile di Bagnoli, spazio che è stato riservato ai talenti dell’area flegrea all’ interno della manifestazione “L’era del riqualificare” tenutasi in Via Coroglio il 23 febbraio c.a.
“Il tempo a colori” è una raccolta di racconti, di istantanee che, con la parola e i disegni di Maria Sabetti, narrano una storia spesso autobiografica ma non perennemente incentrata sull’ io narrante, se non per la parte che concerne l’esposizione di concetti, ricordi, avvenimenti che risultano essere condivisibili dal lettore.
Le vicende dolorose che appartengono alla sfera personale e nelle quali ci si può identificare (Incubo, C’era una volta un re, Tentazioni), scritte con una penna nervosa e lucida; ma, accanto a queste, c’è la voglia di favola, magari una di quelle da raccontare ai più grandi, adoperando il linguaggio dei più piccoli e aprendo le porte del racconto a draghi, cavalieri bianchi, nani, re e regine (Gustavo e Matilde, Congresso), scritte con l’inchiostro dell’ironia e un accenno di irriverente sberleffo.
E poi l’impegno: civile o politico che lo si voglia definire. Nel caso di Sabetti, il suo sembra più un impegno umano, che va al di là delle logiche partitiche, dei diktat di qualsivoglia casta: un occhio pietoso ma terso sulla varia umanità che osserva (Ausilio, Fuga, Graziella), un occhio che non nega gli orrori ma –quando può- veste di poesia anche una catastrofe atomica. Gioca con le parole, l’autore, mischiando bad words e allitterazione, nascondendo l’amore filiale per Tina e lasciando il lettore nel dubbio che si stempera in sorriso (Resistere, resistere, resistere) o in una piega amara della bocca (Crunilde).
Urla, infine, il suo disprezzo per chi non crede più nelle favole con il racconto che chiude la raccolta (Chiamata alle armi) e ribadisce che il titolo del libro non è una scelta casuale, ma una scelta di vita quando, durante il dibattito che lo ha messo a confronto con gli altri autori presenti all’ Arenile sulle tematiche della riqualificazione del territorio bagnolese, afferma. “Sono un pessimista della ragione, ma abbiamo il dovere di provarci, dobbiamo cercare di dare un ‘alternativa ai nostri figli”.
Un po’ di ottimismo, dunque, un po’ di colore per trasformare il grigio di questi anni, per noi e per chi verrà dopo di noi.