“L’uomo nero ha gli occhi azzurri. La storia di Nunzia e Barbara” di Giuliana Covella (Guida Editore) – Ponticelli, quartiere popolare a est di Napoli. Il 3 luglio 1983 vengono rinvenuti nell’alveo Pollena, un torrente in secca, i corpi senza vita di Nunzia Munizzi (10 anni) e Barbara Sellini (7 anni). In seguito alla perizia del medico legale si scoprirà che le due amichette sono state violentate, pugnalate a morte e bruciate. L’Italia intera è scossa da quel duplice omicidio. In un primo momento gli inquirenti concentrano i sospetti su qualche maniaco del luogo. Ai primi di settembre, senza alcuna prova che ne dimostri la colpevolezza, solo in base alle dichiarazioni di un supertestimone, le accuse cadono su tre ragazzi incensurati che vengono condannati all’ergastolo. Una pena che scontano per oltre vent’anni senza aver commesso il fatto. Chi si voleva proteggere? Chi si doveva proteggere? Resta ancora un mistero.
“Lei non mi ha detto chi sono i veri colpevoli”
E’ coraggio. Basterebbero queste sole due parole per recensire “L’uomo nero ha gli occhi azzurri – Storia di Nunzia e Barbara” di Giuliana Covella, edito da Guida.
E’ coraggio quello che spinge la Covella a riaccendere i riflettori su una vicenda che tutti – buoni e cattivi – desiderano dimenticare. Una vicenda raccapricciante che confesso, non conoscevo, che mi ha lasciata insonne per diverse notti.
A distanza di quasi 30 anni (il libro è stato pubblicato nel 2012) la Covella ripercorre quelle strade, bussa a quelle porte, incontra quella gente, “smuove quelle acque” incappando spesso in omertà, mezze parole e spalle voltate.
– “Lei non mi ha detto chi sono i veri colpevoli”.
– “E questo dovete scoprirlo voi. Io il quadro ve l’ho disegnato. Mo’ tocca a voi. Fate o no la giornalista?
La Giustizia individua i colpevoli in Ciro Imperante, Luigi Schiavo e Giuseppe La Rocca, tre giovani incensurati che vengono condannati all’ergastolo. Dal libro/dossier della Covella emerge chiara la circostanza che, in realtà, si tratta di tre innocenti che hanno perso quasi 30 anni della loro vita, scontando una pena al posto di qualcun altro.
“Dottorè, e che vi devo dire? Se fossero stati loro li avremmo uccisi. La camorra non perdona. Chi tocca le donne e i bambini fa una brutta fine, dovreste saperlo. Quelli non avrebbero campato a lungo.”
Chi è il vero colpevole di questo atroce duplice delitto? E perché, pur conoscendo dettagli importanti, chiari ed inequivocabili, non è stato identificato ed arrestato “Tarzan tutte lentiggini”? Chi si è voluto proteggere?
“L’uomo nero ha gli occhi azzurri. La storia di Nunzia e Barbara” (Guida Editore)
Il libro è stato allegato alla domanda di revisione del processo presentata a giugno 2012 da Ferdinando Imposimato, Eraldo e Francesco Stefani alla Corte d’Appello di Roma.
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Dopo quasi 30 anni
Abbiamo chiesto all’autrice cosa è cambiato in questi ultimi anni.
Ciro Imperante, Luigi Schiavo e Giuseppe La Rocca, dopo aver trascorso 27 anni in carcere, oggi sono uomini liberi. Dott.ssa Covella, è stata definitivamente provata la loro innocenza?
«Purtroppo no. Sono passati 38 anni (il 3 luglio ricorrerà il triste anniversario del ritrovamento dei corpi delle due bimbe, che erano scomparse la sera del 2 luglio 1983), ma la verità ancora non è venuta a galla. I tre imputati per quel duplice omicidio hanno scontato 27 anni di carcere, ma attendono giustizia in quanto si sono sempre dichiarati innocenti. Una verità a cui, insieme al compianto giudice Imposimato e a l’avvocato Stefani, abbiamo sempre creduto rileggendo faldoni di atti giudiziari. Presto ci saranno delle novità, di cui ovviamente non possiamo parlare. A distanza di quasi 40 anni tuttavia ci auguriamo che la magistratura possa far luce su questa brutta pagina della nostra storia giudiziaria. Per far sì che Ciro, Giuseppe e Luigi dimostrino la loro estraneità ai fatti, ma soprattutto che due bimbe abbiano finalmente giustizia e riposino in pace».