Ieri sera (7 Febbraio) è andata in onda “Mina Settembre”, la serie TV diretta da Tiziana Aristarco, ispirata ai racconti di Maurizio de Giovanni. Si tratta del penultimo appuntamento, ma niente paura – dato lo straordinario successo ottenuto dalla fiction – già si vocifera che la serie avrà un seguito.
Mina Settembre è un personaggio femminile forte che coniuga leggerezza a momenti di grande emozione e Serena Rossi è perfetta nel suo ruolo. Tuttavia chi legge de Giovanni avrà certamente trovato molte differenze tra la fiction ed i racconti.
Mina Settembre, le differenze fra la fiction e i racconti di Maurizio de Giovanni
Mi sono innamorata per la prima volta di Mina Settembre leggendo “Dodici rose a Settembre” (successivamente ho letto anche gli altri racconti). Tra la fiction e i racconti di de Giovanni ci sono tantissime differenze che di certo non saranno sfuggiti ai “topi di biblioteca” come me. Nella fiction, tanto per cominciare, si perde parte dell’ironia di de Giovanni (un gran peccato!), lasciando maggiore spazio alle questioni amorose.
E’ ovvio che un conto è leggere un libro e un altro è rappresentarlo per un pubblico televisivo. Ecco perché nella fiction troviamo anche delle sottotrame che nel libro non esistono.
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L’evoluzione dei personaggi
Nei racconti di de Giovanni, Mina Settembre ha due grossi problema. Il problema n.1 è una mamma come la vediamo nella fiction (Marina Confalone è strepitosa!); il problema n.2 è un grosso seno che le provoca grande disagio. Goffamente Mina cerca sempre di mascherare il suo seno con un abbigliamento oversize e non particolarmente curato, ma il seno trabocca sempre in qualche maniera, generando momenti di grande imbarazzo ed ilarità.
Mimmo nei racconti è costantemente “Domenico, chiamami Mimmo” perché Mina difficilmente (o forse quasi mai) si ricorda di chiamarlo Mimmo. Il ginecologo è paziente, incassa diversi colpi da Mina che nei racconti è decisamente più scostante e con dolcezza continua ad invitarla a chiamarlo e a considerarlo “semplicemente Mimmo”.
Domenico, chiamami Mimmo nei tratti somatici è l’esatto opposto di Giuseppe Zeno. Due diverse bellezze maschili. Zeno, dal fascino mediterraneo che conquista con il suo sorriso dolce e strafottente contro “Domenico Gammardella, chiamami Mimmo” che in “Dodici rosse per Settembre” è la copia sputata di Robert Redford e in “Troppo freddo per Settembre” è il sosia di Kevin Costner.
Rudy, alias Giovanni Trapanese, il portiere dello stabile in cui si trova il consultorio, aiuta sì Mina in tutte le su peripezie, ma lo fa soprattutto in virtù del seno dell’assistente sociale sul quale ha costantemente lo sguardo puntato. Rudy, insomma, è il tipo dissoluto che crede di essere dotato di un certo fascino (che assolutamente non ha!) nelle quali le donne, a suo parere, rischiano di inciampare.
Claudio, il magistrato, è sì presente nella vita di Mina, ma non tenta di riconquistarla. Tenta solo di coniugare la legge con le improbabili iniziative della sua ex moglie per salvarle la reputazione e, a volte anche la vita.
Ad ogni modo, differenze o non differenze, gustosi sono i romanzi di de Giovanni e gustosa è la fiction. Bravi tutti!