“Oliva Denaro” di Viola Ardone, recensione


La domanda che mi viene rivolta più spesso è: “Qual è il libro più bello che hai letto?”.

Leggo in media un libro a settimana, eppure non so mai rispondere a questa domanda. Probabilmente perchè non può esserci una risposta a questa domanda. Con il trascorrere degli anni si cambia. Cambia il momento, cambia lo stato d’animo, cambiano i gusti e soprattutto si allarga a ventaglio il confronto con gli altri autori. Più anni vissuti, più libri letti, più autori scoperti, a volte apprezzati, altre volte bocciati. Anche gli autori cambiano (non solo i lettori). A volte migliorano; fanno frutto delle prime esperienze e aggiustano il tiro.”Maturano”. Molte altre, purtroppo, peggiorano; come se quella “prima cartuccia” sparata sia tutto quello che avevano da dare.

Quindi, tornando alla domanda: “Qual è il libro più bello che hai letto?”, la risposta resta: “Non lo so!”. Posso dire però quale libro ho apprezzato maggiormente negli ultimi tempi. Quello sì! I libri in questione sono due e sono scritti entrambi dalla stessa autrice. Il primo è “Il treno dei bambini” (qui trovate la nostra recensione) ed il secondo è “Oliva Denaro”. Entrambi sono stati pubblicati da Einaudi. Entrambi sono stati scritti da Viola Ardone.

“Oliva Denaro” di Viola Ardone

Oliva Denaro è una ragazzina di 15 anni che vive in un paese della Sicilia. E’ il 1960 e nascere donna sembra essere una sventura. Oliva è una ragazza assennata. Studia, si dà da fare in campagna e ascolta la madre che le impone continui divieti affinchè la gente del paese possa tacere sul loro conto. Nella mente di Oliva sono annotate tutte le regole comportamentali da seguire.

“La signora Scibetta ci aveva invitate per la recita del rosario del primo venerdì del mese. Le regole del rosario sono: sgrana la corona, ripeti le preghiere e aspetta che finisca”;

“Le regole del ballo sono: stai lontana dai maschi, non cantare a squarciagola, non agitare i fianchi come un’indemoniata. Liliana certamente non le conosce, dal momento che fa tutto il contrario di quello che mi ha insegnato mia madre”

Pino Paternò, il figlio del pasticcere, si accorge che Oliva sta crescendo e le mette gli occhi addosso. Pino è bello, ma è un poco di buono. In paese gira voce che sia tornato in paese perchè in città aveva lasciato diversi conti in sospeso. La famiglia di Oliva per ovviare al problema promette Oliva in sposa a Franco, un giovane di buona famiglia.

Tuttavia Paternò non accetta l’affronto e fa rapire Oliva costringendola con la violenza ad un matrimonio riparatore. Oliva, seppur “brocca rotta”, rifiuta di sposare Paternò e sfidando tutto e tutti, lo denuncia. Un gesto coraggioso, ritenuto sconsiderato per la società e le leggi vigenti all’epoca, che avrà non poche conseguenze per lei e la sua famiglia.

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Recensione

Oliva Denaro (anagramma di Viola Ardone) riporta alla mente la storia di Franca Viola, la prima donna che rifiutò il matrimonio riparatore.  Erano gli anni 60, non il Medioevo, eppure in Italia la violenza sessuale veniva considerata oltraggio alla morale, non reato contro la persona.

L’articolo 544 del codice penale, recitava: “Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”.

Una donna che era stata violentata sposava il suo aggressore perchè tanto, persa la verginità, non avrebbe più potuto sposare nessuno. Attraverso la cosiddetta “paciata”, ovvero un incontro per mettere le famiglie davanti al fatto compiuto, venivano organizzate le nozze ed il caso veniva considerato “risolto”.

La femmina è una brocca: chi la rompe se la piglia.

Oliva ha soli 15 anni. Ama giocare con Saro, il suo amico d’infanzia; ama trascorrere del tempo in campagna con il padre sempre così delicato nei suoi confronti; ama studiare e guardare le foto dei divi del cinema. Ma tutto sembra essere proibito, soprattutto dopo che le è arrivato il ciclo mestruale.

Troppo grande per studiare, troppo grande per correre, troppo grande per continuare a giocare con Saro. Da un giorno all’altro Oliva si trasforma in una donna da maritare che dovrà esclusivamente badare a suo marito, ai suoi figli e alla sua casa.

La scrittura della Ardone, come sempre, è potente. Il lettore si ritrova a percorrere le strade assolate di Martorana entrando nella storia attraverso i pensieri della ragazzina: la difficoltà a relazionarsi con la madre costantemente impegnata a vigilare che tutto proceda “come si deve”, affinchè le malelingue non abbiamo argomenti di cui parlare e affinchè lei, da straniera (calabrese in Sicilia) possa continuare ad essere accettata; il rapporto delicato con un padre che, senza fare troppo rumore, cerca di offrire alla sua bambina almeno il profumo della libertà; i turbamenti che da adolescenti stravolgono corpo e mente.

– Mai ci ho scambiato parola.

– E che vuoi scambiare? Basta uno sguardo, basta un sorriso, femmina che sorride ha detto sì.

Un libro che, a tratti fa male e a tratti acquieta. Un libro che sembra raccontare una storia assai lontana, ma l’articolo 544 del codice penale è stato abrogato con la legge 442 promulgata il 5 agosto 1981 e solo nel 1996 lo stupro da reato contro la morale è stato riconosciuto in Italia come un reato contro la persona.

Passi avanti sono stati compiuti, ma la violenza a danno delle donne continua a mietere vittime ogni giorno e a manifestarsi in maniera sempre più feroce. Nessuna donna, nonostante le leggi attualmente n vigore, è libera di correre oggi “a scattafiato” e senza paura come piace fare ad Oliva Denaro.

“Io non so se sono favorevole la matrimonio. Per questo in strada vado sempre di corsa.”

 

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