Promettimi che non moriremo di Mara Carollo (recensione)


“Buona la prima!” – Non trovo espressione migliore per descrivere l’esordio letterario di Mara Carollo con “Promettimi che non moriremo”, pubblicato da Rizzoli.

Non è un caso che mi sia venuto in mente l’utilizzo di termini da set cinematografico. Mentre leggevo, infatti, le oltre 600 pagine del romanzo — senza mai sentirne il peso, anzi, trascinata in un flusso quasi ipnotico — mi è sembrato di vivere la sceneggiatura di un’intensa serie TV, stratificata in più puntate data l’ampiezza dell’arco temporale che il romanzo consente di attraversare (dal 1918 al 1983).

Caterina, il ritratto di una donna attraverso il Novecento

Fin dalle prime pagine, si incontra Caterina, la protagonista assoluta del romanzo, una bimba di soli cinque anni. Da quel momento in poi il lettore ne segue la crescita, le trasformazioni del suo carattere, le ferite e le speranze che la attraversano, nella cornice di un’Italia lacerata e segnata in profondità dalla guerra.

La Carollo ci regala un personaggio vivo, autentico, pieno di luci e ombre. Si ama Caterina fin da subito; si soffre con lei, a volte si resta amareggiati per alcune sue scelte; la si vorrebbe affiancare, aiutare, magari solo stringerle la mano nei momenti più bui.

Oltre a Caterina, il romanzo è popolato da figure altrettanto vive che arricchiscono la narrazione. Tra tutti emerge Mario che riesce a essere protagonista, anche e soprattutto nei momenti di grande assenza. E poi ci sono i fratelli di Caterina dai nomi improbabili legati all’Impero Romano; Vincenzo, segnato come tanti dal peso della condizione sociale ed economica imposta dalla guerra e ancora Ernest, Virginia, Gilda e tutte le altre.

“Attorno al collo Mario aveva un colletto inamidato, attaccato con dei piccoli bottoni alla camicia chiara. Non ne aveva mia visto uno da vicino. In contrada, la fascia chiusa da un unico bottone era più che sufficiente. Mario era rasato. Mario era pulito. Mario era elegante.”

Quella povertà piena di dignità e di sogni

In molte pagine, soprattutto in quelle che raccontano gli anni dell’infanzia e della scuola, ho ritrovato i racconti di mia madre. Quelle atmosfere, quei piccoli gesti quotidiani, quella povertà piena di dignità e di sogni.

“Io e tuo padre abbiamo deciso che puoi andare in quarta. Oggi è venuto il maestro al campo a parlarci. Dice che è un peccato se non ti lasciamo finire le scuole elementari.”

“Col maestro cantavano gli inni patriottici: Il Piave, Monte Grappa o Fratelli d’Italia. Le vocette dei bambini si propagavano su quei pianori martoriati per centinaia di metri. Quando si fermavano, ognuno scartava il suo cartoccio con dentro la polenta dura e, qualche fortunato, anche un pezzo di formaggio. Dopo pranzo, il maestro tirava fuori il libro Cuore e ne leggeva ad alta voce un capitolo. Caterina, allora, si stendeva tra l’erba, con gli occhi chiusi in direzione del sole, e aspettava che le immagini del racconto comparissero tra gli insettini luminosi che si muovevano dietro le sue palpebre”.

Promettimi che non moriremo, un libro da portare nelle scuole

La scrittura di Mara Carollo è avvolgente, empatica, potente nella sua semplicità. Con questo romanzo l’autrice firma un esordio che profuma di un futuro letterario radioso.

La narrazione è attraversata da un tema profondo e universale: la possibilità che ognuno di noi può concedersi al fine di cambiare il corso della propria esistenza. Non si tratta di scelte sempre consapevoli o razionali, ma di esperienze che, per quanto talvolta scomposte, diventano tappe fondamentali nel cammino di ognuno di noi.

Il coraggio di provare, la libertà di fallire e quella di rialzarsi; ogni slancio, anche il più incerto, non è mai completamente vano perché, in qualche modo, contribuisce a delineare l’identità di chi prova, e a volte riesce, a riscrivere il proprio destino.

Promettimi che non moriremo” è un libro da proporre e far leggere anche nelle scuole superiori per consentire ai ragazzi di oggi di conoscere meglio uno spaccato di storia italiana non troppo lontano, eppure così diverso da oggi. Un ponte tra generazioni che, con la scrittura della Carollo, merita assolutamente di essere attraversato.

 

 

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