SERGIO CESARETTO SEI LEZIONI DI ECONOMIA


Il libro di Sergio Cesaretto “Sei lezioni di economia – Conoscenze necessarie per capire la crisi più lunga (e come uscirne) di 360 pagine, edito da Imprimatur nel 2016, ed acquistabile al prezzo di 17 euro, si propone mediante le sue lezioni di affrontare le tesi degli economisti, da quelli classici  a quelli più moderni e lo scopo risponde alla semplice domanda: che cosa dovrebbe conoscere di economia una persona, cittadina, impiegata, che per anni deve prendere in mano un libro?

Le lezioni si rivolgono naturalmente anche agli studenti di economia e di altre discipline che si sentono tediati dall’insegnamento convenzionale o sono semplicemente curiosi.

Ma si rivolge in particolare, a quelle migliaia di giovani e meno giovani che in questi anni duri, si sono rimboccati le maniche per cercare di rompere la montagna di bugie che ci ha sommerso.

L’economia mondiale ha in realtà enormi barriere all’ingresso ed il latinorum matematico di cui spesso di ammanta, ha precisamente il ruolo di intimidire le persone facendole sentire insufficienti e tenendole lontane da verità (o bugie) che sono in fondo semplici da capire.

L’epoca in cui sono vissuti gli economisti citati nel libro, è stata contrassegnata da dibattiti economici e consistevano di ragionamenti e dispute che si svolgono fra le persone interessate alla politica ed alla cultura.

Marx per esempio, aveva una grandissima opinione di costoro ed egli spesso ritenne primaria, per evidenti motivi, l’attività di divulgazione della scienza economica da qualsiasi orientamento, aspetti complessi che richiedono talvolta metodi matematici più o meno sofisticati.

Le teorie economiche degli economisti citati nel libro sono state utili per cercare di spiegare certi fenomeni economici ed hanno fornito utili suggerimenti ai politici per risolvere i problemi economici.

Tra crisi che si sono verificate nei paesi europei alternati a periodi di prosperità economica, si è orientati all’Unione europea e ci sorge subito d’obbligo una domanda:

L’Europa può cambiare? No potrebbe non cambiare.

Un equivoco frequente equivoco è che l’errore europeo sia stato quello di anteporre l’unione monetaria all’unione politica, creando una moneta unica senza stato, significa che laddove l’unificazione valutaria creasse squilibri, non vi è un’entità statuale che volga a riequilibrarli attraverso trasferimenti artificiali.

Stati senza moneta implicano che quelli più deboli rischiano di ammalarsi al primo spiffero una volta persa la sovranità monetaria, di aggiustare il cambio e di garantire il valore nominale del proprio debito pubblico.

 

 

 

 

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