“Sette opere di misericordia” di Piera Ventre, recensione


“Sette opere di misericordia” edito da Neri Pozza è il secondo romanzo di Piera Ventre. E’ sullo sfondo della tragedia di Vermicino che si snoda la vicenda della famiglia Imparato composta da Cristoforo, Luisa, Rita e Nicola.

“Sette opere di misericordia” di Piera Ventre (Neri Pozza)

Napoli 1981 (anno dopo il terremoto) – Cristoforo Imparato ha perso il suo lavoro di tipografo e per tirare avanti accetta di fare il custode del cimitero. Così la famiglia Imparato si trasferisce in una nuova casa posta all’interno del cimitero. La cosa getta nello sconforto Luisa, la moglie di Cristoforo che sognava tutt’altra vita. Cristoforo e Luisa hanno due figli: Rita e Nicola. In casa Imparato vive anche Rosaria, un’amica di Rita rimasta incinta troppo presto e per un certo periodo trova asilo anche Nino, il figlio del compare di nozze, trasferitosi poi in Germania.

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Recensione

Sette opere di misericordia” proposto al Premio Strega 2021 da Cesare de Seta, conferma il talento della Ventre. Nonostante il romanzo non abbia una vera e propria trama, lo scorrere fluido della scrittura della Ventre riesce a tenere incollato il lettore per oltre 400 pagine. Una storia fatta di tante piccole storie, intime e dolorose. Pagina dopo pagina, il lettore viene risucchiato e trascinato nel microcosmo di ciascun personaggio.

Piuttosto che la famiglia Imparato, protagonista dell’intero romanzo è un forte sentimento di rassegnazione:  quella di Luisa che sognava una vita diversa; quella di Nicola che non può offrire una casa migliore alla sua famiglia; quella di Rita tipica dell’età adolescenziale e quella del piccolo Nicola che viene bullizzato dai suoi compagni per la sua inusuale sensibilità.

Nicola ha un occhio “pazzerello”, ama guardare le stelle e raccoglie su un quadernuccio segreto i suoi pensieri. E’ continuamente afflitto per la morte di Laika, la cagnetta (“la canella” come la chiama lui) inviata dall’uomo nello spazio. Ad affliggerlo è l’idea che quella “canella” abbia trovato la morte tutta sola e senza un perchè. Sono proprio gli scritti di Nicola, i pensieri riportati dal suo quadernuccio, probabilmente le pagine più belle dell’intero romanzo.

Il piccolo Nicola, con il suo occhio “pazzerello” guarda le stelle puntando lo sguardo verso l’alto proprio mentre tutto il resto dell’Italia punta lo sguardo verso il basso, pregando per le sorti del piccolo Alfredino, il bimbo precipitato in un pozzo artesiano a Vermicino. Sappiamo tutti che nessuno, purtroppo, riuscirà a salvare il piccolo Alfredino Rampi e che insieme a lui moriranno le speranze di tutti, anche le ultime della famiglia Imparato.

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