Un libro per l’estate: “Mi consigli un libro?”
Prima di preparare la valigia per il mare, la montagna o la città, molti di voi faranno tappa in libreria per acquistare gli indispensabili “compagni di viaggio”.
Probabilmente lo faranno anche coloro che durante il resto dell’anno leggono poco e/o niente. Proprio questi ultimi, meno attenti alle novità editoriali, saranno maggiormente indecisi sugli acquisti da fare in libreria.
Per non arrivare troppo impreparati in libreria, vi offriamo una rubrica che vi accompagnerà per tutta l’estate.
Ogni giorno vi proporremo un libro. Seguendo la nostra rubrica potrete scegliere più facilmente quali libri “profumeranno” le vostre vacanze.
Buona estate, buone vacanze e buona lettura!
La Compagnia delle Illusioni (Feltrinelli)
Trama:Il suo nome in codice è ’o Mollusco. Perché un nome in codice, per lavorare nella Compagnia delle Illusioni, è indispensabile. Dopo una carriera d’attore con poche soddisfazioni (l’unico ruolo vagamente importante è stato Raffaele, il portiere impiccione dello sceneggiato Tutti a Casa Baselice!), a quasi cinquant’anni Antonio Morra vive con mammà e la sorella Mari’ a Napoli e si arrabatta dirigendo la compagnia teatrale amatoriale fondata dal suo dentista per compiacere le amanti e i clienti importanti.
La sua vita si è persa molti anni prima, quando Lea, l’amatissima fidanzata che portava in grembo la loro bambina, è morta. Da allora Antonio è diventato un uomo senza capo né coda: l’uomo perfetto per la misteriosa zia Maggie, che lo attrae nella rete segreta della Compagnia delle Illusioni. Ed è così che Antonio diventerà finalmente ’o Mollusco: l’interprete di mille ruoli diversi che gli permetteranno di influire sulle vite altrui, perché “le persone non vedono ciò che è vero, ma rendono vero quello che desiderano vedere”.
Ma proprio quando crederà di essere al sicuro da ogni responsabilità verso se stesso e gli altri, quando l’illusione avrà sovvertito la sua vita e tutta Napoli, proprio in quel momento avrà l’occasione di ritrovarsi. Perché, in fondo, “la conseguenza ultima della finzione è la verità”.
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Il problema della mia povera sorella Maria era che lavorava a Ikea.
E quando la sera le chiedevi com’era andata, ma pure se non glielo chiedevi, rispondeva sempre così: “Doje pälle tänte”, con l’accento svedese. Io la capivo, la mia povera sorella Maria; quella aveva studiato architettura, si era laureata con 110 e lode, era appassionata di Frank O. Gehry e Aldo Rossi e si vedeva come la nuova Zaha Hadid: L’architetto Maria Morra inaugura la nuova spettacolare sede di Spalding & Bros a New York, L’architetto Maria Morra nel cantiere del grattacielo Zurich a Dubai, e L’architetto Morra su, l’architetto Morra giù, e L’architetto Morra qua, l’architetto Morra là.Aveva pure studiato in Irlanda, per un po’ di tempo, e si era fidanzata con uno che si chiamava ’O Leary, come quello di Ryanair, ma non era lui e non era neanche parente suo, però, che peccato. Poi era tornata a Napoli quando papà aveva cominciato a stare male. Lei se n’era occupata fino alla fine e poi non se l’era sentita di lasciare mamma da sola; così, quando era uscito il miracoloso posto di lavoro a tempo indeterminato, grazie a una conoscenza di papà che ci teneva assai ad aiutare la famiglia, si era ripetuta la solita vecchia storia delle ambizioni tarlate: da un giorno all’altro, mentre stava inaugurando un grattacielo a Dubai e un supernegozio a New York, s’era ritrovata a spiegare mille volte alla settimana come si monta il divano letto Ikea a una cliente di Frattamaggiore inorridita dall’esistenza della brugola.
“Ma il Padreterno nun teneva niente che fa’, che dopo lo scarrafone s’è messo a fare la brugola?”
In quel periodo io stavo a Roma, studiavo per fare l’attore, e le cose sembravano andare molto bene, per me. Lavoravo, guadagnavo, riuscivo pure a mandare un po’ di soldi a casa che, dopo la morte di papà, servivano parecchio. Ed ero fidanzato con Lea. E aspettavamo pure un figlio, anzi una figlia.
La vita era bellissima!
Ma questa è una frase orribile.
La bellezza della vita si può coniugare solo al presente, con una bella è con l’accento, colorata e squillante; sennò la vita si chiama rimpianto o recriminazione, quattro inutili spicci di cui sono gonfi i borsellini degli infelici.
All’improvviso, Lea non c’era più. Io continuai a lavorare ma diventai serio, pesante, noioso, non riuscivo più a divertirmi, sentivo che la mia allegria, quando c’era, si appoggiava su un fondo melmoso, scivoloso, ammuffito, che era l’amore per una donna perduta per sempre. Il fatto è che io e Lea non avevamo bisogno di dirci le cose, se non per ridere; perché quando aprivamo la bocca era sempre per dire che avevamo pensato lo stesso pensiero e pure nello stesso momento, e qualche volta addirittura per rispondere a tempo a domande ancora non pronunciate. L’intesa è una forma sublime d’amore, che si presenta senza preavviso, che emerge solo stando insieme e accorgendosi che il tempo è passato nella felicità, perché l’intesa è una felicità del vivere, significa capire dell’altro quello che non ha il coraggio di confessarti e sorridere dentro di te perché sai che non ti darebbe fastidio, quella confessione. L’unico problema dell’amare in questo modo è che il tempo dura troppo poco, pochissimo.
Gli anni di felicità, purtroppo, volano.
I miei cinque anni di felicità con Lea erano durati cinque giorni, o cinque minuti.
Enrico Ianniello (classe 1970), attore, regista, traduttore e da qualche anno, anche scrittore.
Nel 2015 esce in libreria il suo primo libro “La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin” edito da Feltrinelli, con il quale vince il Premio Campiello Opera Prima. Nel 2019, esce il suo secondo libro, sempre con Feltrinelli, intitolato “La compagnia delle illusioni”, una commedia ricca di svolte inaspettate e personaggi irresistibili.
GIACOMINO ‘E MAMMA’, SCROSCIO DI CALOROSI APPLAUSI PER ENRICO IANNIELLO E ISA DANIELI
(Foto da Facebook)