Vincenzina ora lo sa di Maria Rosaria Selo (Rizzoli) – Recensione


Ho letto “Vincenzina ora lo sa” in un solo giorno.E’ vero!

Sono una lettrice vorace.E’ vero!

L’ho letto mentre ero in vacanza e di tempo libero ne avevo tanto a disposizione, ma è anche e soprattutto vero che la storia raccontata dalla Selo è talmente coinvolgente che non sono riuscita a riporre il libro prima di aver letto l’ultima pagina.

“Vincenzina ora lo sa” di Maria Rosaria Selo, recensione

Dopo la morte di suo padre, Vincenzina sacrifica le sue ambizioni per dare decoro e stabilità alla sua famiglia.Antonietta, sua madre, protagonista di una dolcissima storia d’amore, dopo la morte di suo marito, si chiude nel suo dolore incapace di trovare le forze per andare avanti.

Antonietta finisce così per vivere di ricordi bruciando parte del presente di cui Vincenzina con grande e sofferta dignità abbraccia tutte le difficoltà.E poi c’è Giulia, la sorella minore di Vincenzina, personaggio per la quale ho molto tribolato, tanto da sperare, pagina dopo pagina, che ogni suo proposito fallisse.

Come per Vincenzina anche la mia vita è cambiata dopo la morte di mio padre avvenuta quando avevo circa 20 anni.Anche io, come Vincenzina, essendo la primogenita, mi sono dovuta rimboccare le maniche e andare a lavorare.

Certo non ho lavorato in fabbrica, nè ho fatto scioperi e proteste, ma anche io sono stata additata come “quella che veniva dai libri”.  Leggendo la vicenda di Vincenzina ho rivissuto dunque alcuni momenti difficili della mia vita.

“Vincenzina ora lo sa” è un libro che, a mio giudizio, merita la candidatura ai più prestigiosi premi letterari italiani; è un libro che dovrebbe essere proposto nelle scuole, soprattutto quelle della Campania affinchè le nuove generazioni possano conoscere la drammatica storia vissuta dagli operai dell’ILVA, uno stabilimento di cui si aveva devozione e paura allo stesso tempo.  Devozione perchè consentiva di vivere, paura perchè conduceva alla morte.

“La fabbrica vista mare sopravvive.Brandelli di acciaio insieme a brandelli umani.

Miete vittime senza compatimento, si nutre dei sacrifici e delle speranze di uomini e donne in cambio di una busta paga che significa dignità e condanna.Ma che altra scelta aveva Ferdinando?

Lo stabilimento negli anni era divenuto un’entità fatta di carne e sangue, di voci urlate negli scioperi, di morti e non morti che lo attraversavano consapevoli del destino a cui andavano incontro. ‘O cantiere salvata e uccideva con una freddezza lucida e consapevole.”
Con una scrittura ricca, ma fluida, Maria Rosaria Selo racconta uno spaccato di storia italiana talora trascurato: gli anni 70, quelli delle contestazioni femminili, delle proteste per ottenere la parità salariale, il diritto all’aborto e l’abolizione del delitto d’onore.

“D’ORA IN POI DECIDO IO!” Questo è lo striscione che Elena e Vincenzina tengono da un lato all’altro della strada, in mezzo a centinaia di donne che avanzano decise, piene di voglia di combattere, dire cose, partecipare a una manifestazione che metterà sul tavolo temi importanti, aperture su leggi nuove, impegni improrogabili.”

La forza narrativa della Selo è dirompente.Il lettore entra nello stabilmento, avverte il calore dei macchinari, sente gli odori pungenti della fabbrica, vive l’alienazione della classe operaia.

Un romanzo intenso che ricorda alle donne che c’è sempre una scelta, una seconda possibilità, quella di combattere.

Occorre coraggio, come quello che Vincenzina, giovane studentessa, trova per sopravvivere alla difficile vita dello stabilimento.

Vincenzì so’ belle parole, ma la verità è che quelli se ne fottono di noi e del nostro lavoro!” grida un operaio proprio sotto di lei.Gli altri commentano dando ragione al loro compagno, il vociare si fa denso.

La ragazza ha preso la parola per rimestare gli animi e ora le sembra d’aver parlato al vento.Sa che tutti sono logorati, eppure spera che il suo discorso non sia solo la cronaca di un fallimento. “Lo so bene!” dice facendo scivolare la mano stanca lungo l’astra del microfono, cercando una piccola luce negli occhi dei suoi compagni, fin dove lo sguardo arriva: “La fatica, qua dentro, passa attraverso il corpo, il mio, il vostro, quello di tutti noi, ed è così che deve essere per sentirsi addosso la dignità!

Il sangue che buttiamo sul lavoro non macchia e non si vede, ma non è mai perso.Perciò bisogna battagliare, fare la rivoluzione con i fatti e le parole, studiando le leggi, cercando una soluzione forte, e dobbiamo farla dall’interno di questo inferno per dimostrare a tutti che i caschi gialli di Bagnoli sono fieri di essere operai!”
Il riscatto può avvenire solo trovando il  coraggio di combattere

Siate dunque coraggiosi/e, sempre!

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