Il ladro di quaderni (Einaudi) di Gianni Solla – Recensione

Con “Il ladro di quaderni” edito da Einaudi, Gianni Solla ci regala un romanzo appassionato e ricco di colpi di scena.

Il ladro di quaderni (Einaudi) di Gianni Solla

Davide, il giovanissimo protagonista della storia, vive a Tora e Piccilli, un comune in provincia di Caserta; un luogo dove non accade mai nulla, dove i giorni sono tutti uguali, dove Davide sembra essere destinato (o meglio condannato) a condurre la stessa vita di suo padre.

Davide è un guardiano di maiali, proprio come suo padre. E’ abile nel costruire recinti e capanni, ma non sa scrivere, né leggere. Sa che “un maiale più un altro maiale fa due maiali”. Per Furtunà, suo padre, tanto basta sapere per portare avanti una famiglia.

Davide esegue ciò che suo padre ordina, ma è affascinato dalle parole. L’arrivo in paese di un gruppo di ebrei, confinati a Tora e Piccilli dal regime fascista, diventa per Davide un’occasione di riscatto sociale.

Contrastando il volere di Furtunà che non perde occasione di percuoterlo e punirlo, Davide inizia a frequentare la casa degli ebrei per imparare a leggere e a scrivere. Le parole prima immaginate e poi scritte e lette consentiranno a Davide di scoprire che anche per lui la vita può offrire altre opportunità.

“Accarezzavo quella che chiamai solitudine, solo per mancanza della parola esatta, che invece mi suggerì Nicolas qualche giorno dopo. Era: indipendenza. Fuggire da Tora e Piccilli, far perdere le mie tracce. Non sapevo ancora come sarebbe successo, sapevo solo che ci sarei riuscito.”

Il ladro di quaderni è uno splendido romanzo di formazione. Ai lettori voraci potrà dare  l’impressione di qualcosa di già letto, ma l’abilità di Solla nel narrare i fatti e nel dipingere i suoi personaggi abbatte ogni eventuale critica.

Oltre a narrare una meravigliosa storia, il libro offre l’opportunità di conoscere uno spaccato di storia che meriterebbe maggiore attenzione e che, confesso, non conoscevo affatto; si tratta del confinamento degli ebrei nel piccolo comune di Tora e Piccilli (comune di cui, ahimè, pure ignoravo l’esistenza).

Nell’estate del 1942, infatti, il piccolo comune di Tora e Piccilli fu designato quale luogo di “confino” di una piccola comunità di ebrei napoletani. Gli abitanti del luogo che non erano abituati a condividere le loro terre con estranei, se all’inizio temerono l’arrivo degli ebrei, successivamente li aiutarono a salvarsi dalle deportazioni che avvennero l’anno successivo.

Il Comune di Tora e Piccilli che oggi conta poco più di 700 abitanti, nel 2004 è stato insignito della medaglia d’argento al merito civile con la seguente motivazione: «Piccolo centro di circa duemila abitanti, durante l’ultimo conflitto mondiale, con encomiabile virtù civile diede rifugio ad alcune famiglie ebree. A seguito di feroci razzie delle truppe tedesche cinquanta concittadini vennero deportati in Germania e numerosi altri furono destinati a completare i lavori di fortificazione della linea Gustav. Mirabile esempio di spirito di abnegazione e di umana solidarietà. Tora e Piccilli (Caserta), settembre 1942 – novembre 1943» (fonte Wikipedia)

Non sapevamo niente degli ebrei, di come vivevano e della forma del loro naso, ma ci era stato detto che bisognava odiarli. Era come accogliere in casa un nemico difficile da stanare. Astuto come sarebbe stato il diavolo.”

Una storia quella raccontata da Solla che cattura sin dalle prime pagine.  Il furto di quaderni rappresenta per il protagonista solo il primo passo che lo porterà a spezzare i vincoli imposti dai tempi, dai luoghi e dalla sua famiglia.

Le parole hanno un peso, un valore e Davide lo scoprirà presto. Saranno le parole a liberarlo e ad indicargli il cammino.

“Anch’io chiusi gli occhi e cercai di immaginare l’immensità e il peso insostenibile del petto profondo dell’oceano. Mi sembrò che quelle parole si fossero fatte carne, sentivo il peso della massa d’acqua gigantesca premere contro il mio petto come quando avevo avuto gli orecchioni e mia madre appoggiava la testa sul mio torace per baciarmi con le sue labbra allo stesso tempo vecchie e giovani. Il petto profondo dell’oceano era la parte profonda dove le parole mi stavano trascinando.”

Gianni Solla, come Davide, si prende cura delle parole e con “Il ladro di quaderni” ci regala un imperdibile romanzo in cui il riscatto sociale ed il richiamo alle radici si alternano in un meraviglioso gioco di luci, quelle in cui ci specchiamo e quelle che impariamo ad emanare.

 

 


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