Sona Yuki, un ragazzo di quindici anni, è l’unico sopravvissuto al massacro della sua famiglia. Inoltre il capo dei banditi responsabili della strage, Hydra, marchia a fuoco il ragazzo. Lasciato a morire, viene soccorso dalla bella e misteriosa Galamy, una mercante d’armi. I due compagni di viaggio iniziano così il loro viaggio attraverso un modo devastato da una non meglio identificata catastrofe, entrambi con i loro obiettivi. La vendetta il ragazzo, la ricerca di un misterioso libro per la mercante. Ben presto i due si troveranno a fare da scorta alla principessa Airi.
La storia è un perfetto mix di Western, post-apocalittico e fantasy. Il tutto condito con una punta di horror. Il classico pastrocchio che o sfocia in un prodotto di serie z tipo “I predatori dell’anno Omega” oppure si trasforma in un perfetto mix di tutti i generi sopra descritti. E Arms Peddler rientra decisamente nella seconda categoria.
Innanzitutto Kyoichi Nanatsuki, lo scrittore, non da nessuna indicazione sulla catastrofe. Ma getta il lettore direttamente al centro dell’azione, senza preamboli di alcun tipo, svelando a poco a poco la trama. Inoltre l’autore mette in campo tutta la sua conoscenza della cultura novecentesca occidentale. Il manga è infatti zeppo di riferimenti e citazioni a Lovecraft, Michael Moorcock, Robert Howard (il creatore di Conan il Barbaro) ed anche riferimenti al simbolismo e alla cultura cristiana.
Se i personaggi del ragazzo e della principessa risultano poco interessanti, Galamy al contrario è ben differente. L’aura di mistero che la circonda è perfettamente creata. Non si sa mai se è avida, crudele, gentile, accomodante. Spesso mostra tutti questo lati. Ognuno di questi elementi avrebbe fatto di “The arms Peddler”un’opera di riferimento.
Perché il condizionale? Perché, ufficialmente per dissensi fra l’autore, il disegnatore Night Owl e la Square Enix (produttrice dell’opera), la serie si è interrotta al primo capitolo dell’ottavo volume (tra l’altro arrivato in Europa solo in francese). Nanatsuki ha annunciato che la serie potrebbe continuare in caso di un grosso interesse del pubblico.
Poco ci credo ma primo, la speranza è l’ultima a morire; secondo far conoscere un’opera poco conosciuta è sempre un piacere.
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