Un’altra vittoria arriva dal mondo animale e dell’ecologia, un po’ meno per chi in questi anni ha basato la propria economicità. Un settore che frutta 46 milioni di dollari l’anno sarà solo un ricordo.
Il governo norvegese ha garantito la chiusura degli allevamenti di animali da pelliccia entro il 2025.
La premier Erna Solberg è convinta e soddisfatta, un po’ meno Guri Wormdahl, responsabile dell’associazione degli allevamenti:
“Siamo sotto shock, per noi è un colpo al cuore”.
Per gli economi, il paese non ne risentirà, saranno chiusi oltre 200 allevamenti principalmente di volpi e visoni. Una pratica ormai antica e crudele.
E’ il 14esimo paese al mondo che dice basta, in Italia purtroppo, ci sono ancora alcune regioni che allevano visoni per la confezione di pellicce. Per quanto riguarda il settore calzaturiero, sappiamo da fonti certe, che i pellami usati per la confezione provengono da animali destinati al macello.
Nella moda e sulle passerella, sono già tanti anni che va l’eco-pelliccia. Come annunciò Gucci qualche tempo, che avrebbe smesso di usare pellicce vere in vista di soluzioni alternative andando in contro alla sensibilità dei consumatori.
Proprio pochi giorni fa a Milano, gli animalisti avevano protestato prima della sfilata della pellicceria Marni. Pellicce, scarpe e accessori in pelliccia vera, derivante dal dolore di tanti animali innocenti. Le mani insanguinate sono state il simbolo della sommossa.
Sebben l’Italia rispetto all’Olanda o alla Norvegia non sia mai stata una prima produttrice di pellicce, nel 2017 risultano aperti ancora una ventina di impianti, sperando che non ce ne siano di illegali.
Il Presidente di Animalisti Italiani Onlus Walter Caporale è per una moda senza crudeltà. Afferma che vorrebbe veder risplendere il Made in Italy nel mondo e che crei posti di lavoro.
“Chiediamo agli stilisti italiani di proporre capi di abbigliamento naturali o sintetici. Seguendo l’esempio degli stilisti che non utilizzano pellicce. Rispettando gli uomini, gli animali e l’ambiente”.
Chissà cosa diranno al TheOne, il salone nato dalla fusione del Mipap e Mifur, ora alla sua seconda edizione.