Amnesty International festeggia i quaranta anni di attività in Italia
Nata nel 1961 per volontà dell’avvocato Peter Benenson, questa organizzazione non governativa ha fatto della Dichiarazione universale dei diritti umani il suo punto di partenza, e del rispetto di questi assunti la sua battaglia principale, senza limitazioni geografiche politiche o religiose.
La sezione nazionale italiana nasce, appunto, nel 1975 e per celebrare i quarant’anni di attività in Italia Amnesty International ha chiesto al cantautore Bussoletti di scrivere un brano che si intitola “Povero Drago” che, come si intuisce dal titolo, sembra essere rivolto alla figura -mitica e leggendaria- che ha animato molte delle favole che conosciamo.
Una ballata per bambini, dunque, che nell’inciso si veste del pop rock che ha caratterizzato anche il più recente album del cantautore, quel “Pop therapy” che vanta una posizione nella Top10 di vendite FIMI, ma soprattutto un brano che diffonde il messaggio di chi -da sempre- si schiera dalla parte dei deboli, di quelli che vengono messi da parte, di quelli che non hanno voce. Un drago che non fa nemmeno paura, che viene rinchiuso e non può più essere se stesso e che, perciò, non può essere lasciato solo.
Il video che accompagna il brano, diretto da Federico Alessandro Galli, alterna immagini di repertorio di Amnesty International a immagini di animazione; il filo della narrazione si dipana all’interno di un vagone della metropolitana dove una bambina legge una favola con sua madre e le immagini di guerre -a cui non sappiamo dare un nome- scorrono come dei flashbangs, a contrastare la tenerezza dei fotogrammi precedenti.
Questa iniziativa vanta anche il convinto sostegno della Nazionale Cantanti e -come era giusto supporre- l’intero ricavo delle vendite (digital store e distributore Artist First) andrà a sostenere le iniziative di Amnesty International.
“Perché la musica è stata da sempre alleata di Amnesty International e Bussoletti è indignato, però è anche ottimista“,
come spiega il portavoce nazionale Riccardo Noury.