Ania Cecilia e il suo viaggio in musica

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Ha una voce pulita, una bella timbrica, una discreta gavetta alle sue spalle e un personale elegante, come si evince dai suoi videoclips e dal ruolo al cinema in “Una donna per la vita” con Maurizio Casagrande nel 2012.

Ma soprattutto, Ania Cecilia è una prolifica compositrice.

Ha scritto infatti brani per Mietta, Mina, Giusy Ferreri e Patty Pravo, e oggi che si divide tra Napoli e Londra (dove ha fondato la Bye Bye Records), le abbiamo chiesto di parlarci di lei e dei suoi progetti futuri.

Se dovessi descrivere l’ Inghilterra con tre aggettivi, quali sceglieresti?

Ce ne vorrebbero molti di più ma direi: maestosa, stimolante, intelligente.

Da cittadina del mondo, che rapporto senti di avere con la tua città di origine?

La mia città di origine è bellissima, ha una storia grandiosa ed è la culla di tutta la musica italiana. Ma oggi, è quasi scontato e banale dirlo , è gestita malissimo, come l’Italia tutta del resto. Ho un rapporto , arrabbiato, tenero e sofferente con lei, ma anche molto distaccato.

Prima di Sanremo (2009), hai mai pensato di partecipare ad un reality show in Italia?

Per forza di cose ci ho pensato spesso, mi piacerebbe partecipare a un reality show però non necessariamente di musica.

Qual’è la differenza tra artista e esibizionista ?

Esibirti non ti rende artista, artista ci nasci. L’artista ha una sensibilità estrema, un’esigenze continua di creare e trova il suo posto nel mondo proprio nell’atto di creare , nel mio caso comporre. Un’ esibizionista ha un’anima più leggera, un’esigenza più superficiale, e, il più delle volte, dell’arte non gliene frega niente, l’ importante è apparire. Oggi , in certi momenti, lo siamo un pò tutti…

Come è cambiato il tuo rapporto con la fede?

Sono nata e cresciuta in un ambiente cattolico ma già nell’adolescenza mi sono fatta un sacco di domande che mi hanno portato a dove sono ora, ad aprire i miei orizzonti , staccarmi dai dogmi e , quindi, cercare continuamente .

Nella tua musica c’è Napoli, il rock, la poesia dei tuoi testi….e quali altre influenze?

Nella mia musica semplicemente c’è il mio vissuto. Nelle canzoni c’è il frutto del passato, i tormenti del presente e spesso , anche presagi del futuro. Si, a volte ho scritto cose che si sono realizzate dopo. Insomma, in quello che scrivo c’è la vita, quella che vivo fuori e dentro di me.

Da “tutto e niente”, primo album del 2006 a dove sei ora: cosa è cambiato?

Dal primo album fino ad “Amaranto” , l’ultimo mio singolo ispirato al mio omonimo libro, è cambiato tutto intorno a me e anche dentro di me. Il modo di fare e proporre musica è cambiato, e il modo di sentirla dentro di me anche. Oggi sono meno romantica, molto realista, e mi piace parlare di cose terrene, in un modo cosi quotidiano, diretto, cercando sempre e comunque di raccontare la mia emozione. La verità è la chiave.

Come è stato l’incontro con il teatro e con Antonio Casagrande in “Caffè Notturno”?

L’incontro col teatro è stato terapeutico. In un momento di grande incertezza , che tuttora persiste, recitare mi ha curato e coccolato l’anima. E, nel mentre, ho imparato. Non è una cosa facile, Antonio mi ha dato da subito un ruolo importante, ho dovuto confrontarmi con tutti i limiti dovuti alla mia inesperienza, mi sono arricchita di una bellissima esperienza e sono grata a Casagrande per avermi dato questa possibilità.

Come nasce la decisione di fondare una tua etichetta discografica?

Nasce dall’esigenza di creare, come sempre. E di dare possibilità ad altri artisti di esprimersi . La Bye Bye Records è una etichetta discografica inglese che spero possa dare quello che a me è costato tanto ottenere. Io e i miei soci speriamo di far crescere questo progetto al piu presto, e bene.

Che regalo chiederai a Babbo Natale?

Ispirazione, serenità, che qualche volta mi siano riconosciuti meriti quando e qualora ne dovessi avere, quindi un po’ di soddisfazione, e poi , cosa più importante, salute e benessere delle persone che amo perchè senza di loro non esisto. Troppo esigente?

Tutto sommato, ci sembra di no.

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