La serata di Fundraising dell’ associazione Babbaalrum al Carlo Gesualdo di Avellino
Il 20 aprile c.a. il teatro ha accolto gli amici, i sostenitori e i volontari di questa associazione che opera per sostenere i malati terminali e le loro famiglie nella zona irpina; i primi dati riferiscono che la raccolta sfiora il tetto degli 8.000 €, e questo è già di per sé un successo.
Altro successo è stato quello riscosso dagli artisti che hanno accettato di esibirsi gratuitamente, presentati da Ottavio Giordano che introduce sul palco il dott. Carmine Tirri, deus ex machina dell’ associazione, e Leonardo Di Lorenzo presente non come musicista bensì come promotore di un’ altra iniziativa, che propone all’ attenzione del numeroso pubblico in sala l’ audiolibro “Le favole dell’ isola dei girasoli” con il cui ricavato lui e la sua associazione intendono portare la musica nelle corsie dei reparti pediatrici.
Rompe il ghiaccio Simone Pastore esibendosi, con un nutrito gruppo di musicisti, in una versione acustica e gradevolissima di “Semplice”, seguita da “Se adesso te ne vai”; conclude la sua esibizione con una impegnativa “Via” di C. Baglioni, entusiasmando tutti i fans presenti in teatro.
C’è molta America Latina, in questa manifestazione che si svolge sotto la direzione artistica di Tullio De Piscopo; la presenza di Diego Moreno, accompagnato da Domenico Guastafierro, lo testimonia, con la mescolanza e la contaminazione tra i classici della canzone napoletana e il tango della sua terra. Non a caso dà inizio alla sua esibizione con “El dia que me quieras”, un brano frequentato a suo tempo anche da Carlos Gardel, l’ icona voce del tango, nel quale fa capolino la voce di Moreno che palesa un discreto accento partenopeo. Altrettanto pregevole il suo “tango scugnizzo”, bello da ascoltare e da ballare; ma ancor più significativa è stata la proposta del brano “Vive!”, un messaggio di incitamento per chi si trova in un momento difficile, affinché non si perda la speranza neanche nei momenti più bui.
A seguire, è apparsa sul palco Valeria Nechita, quattordici anni, talentuosa pianista ben nota al pubblico avellinese, che “gioca” con la musica fin da quando ne aveva tre; ha estasiato il pubblico suonando Beethoven e Chopin da sola, per poi essere raggiunta dai suoi genitori Octavian e Laura, con i quali ha voluto dare a suo modo un altro messaggio di incoraggiamento a chi soffre, e che gli ha fatto guadagnare un applauso a scena aperta con l’ esecuzione di “La vita è bella”, seguita da “O marenariello” e da un medley di brani del repertorio classico napoletano.
Il pubblico è pronto ora, per ascoltare alcuni brani che compongono l’ ultimo progetto musicale di Francesca Maresca intitolato “Mas que tango” con una band d’ eccezione: il polistrumentista Salvatore Torregrossa, Paolo Scairato (batteria), Giuseppe Rapicano (chitarra) e Stefano Califano (basso). Astor Piazzolla palesa la sua presenza nelle note dolenti della fisarmonica di Salvatore Torregrossa (Vuelvo al Sur), che si alterna al piano su altri brani. “Libertango” e “Canzone appassiunata” vengono legati dal filo della vocalità ora profonda ora potente di Francesca, che regala al pubblico un assaggio di questo spettacolo che è un viaggio che da Napoli, passando per Marsiglia, si lascia avvincere dal tango e avvolgere dalle morbidezze vocaliche del fado portoghese (Cançao do mar) e arriva in Colombia e a Cuba. Originale la scelta dei brani, curata l’ esecuzione di tutti i musicisti, la Maresca stupisce per l’ attenzione dedicata alla pronuncia non facile di questi pezzi nei quali dà buona prova di sè, interpretandoli cambiando pelle di volta in volta, per dare ad ognuno di essi il giusto colore, il giusto calore.
Ennesima e meritatissima l’ ovazione che accoglie gli Osanna: Lino, Irvin, Gennaro, Paco, Nello e Sasà non sono solo un pezzo di storia del prog rock italico ma delle persone sensibili a tematiche delicate come quelle proposte da Babbaalrum. La loro esibizione è, come sempre, una sferzata di energia per i nostalgici e per chi quella musica la scopre ora. In attesa dell’ anteprima del loro nuovo lavoro discografico “Palepolitana”, regalano un medley dei loro brani più noti, invitando sul palco Antonella Morea, ospite a sorpresa, per una bellissima e coinvolgente versione di “Fuje a chistu paese”. E’ un piacere aggiunto notare che, in talune occasioni, tornano in scena i lunghi sai che furono uno dei loro tratti distintivi -insieme al trucco facciale- fin dal 1971, cioè dalla videoclip di “L’ uomo”, brano dal testo ancora attualissimo.
Lino D’ Angiò permette al pubblico di riprendere fiato con i suoi monologhi che, negli anni, si sono fatti sempre più incisivi: politica, costume, economia come nella migliore tradizione della satira e dello sberleffo; sorprende sempre, anche attraverso i personaggi che propone, grazie ad una buonissima capacità di calarsi nei panni di quelli che decide di imitare.
Chiude questa bella galleria di artisti Massimo De Divitiis, accompagnato, in questa nuova svolta della carriera da Davide Cantarella e Alessandro La Corte; presenta, infatti, ad Avellino alcuni brani che fanno parte del suo primo lavoro da solista intitolato “La mia strada”. Melodie dal tocco leggero e ben arrangiate, anche qui in alcuni passaggi si strizza benevolmente l’ occhio al Sud America; un nuovo inizio per l’ ex Neropercaso, musicista per scelta da sempre.
L’ applauso finale va proprio a questi artisti che, con grande professionalità e notevole sensibilità, hanno donato il loro tempo e la loro musica all’ associazione Babbaalrum.