Si è conclusa con successo la prima serata del Bagnoli Jazz Festival
Il 18 marzo c.a. il feudo bagnolese ha vissuto un momento di festa e di aggregazione sociale fuori dagli schemi -politici e elettorali- con la prima serata del Bagnoli Jazz festival, evento organizzato dall’associazione Bagnoli Power sotto la direzione artistica di Max Puglia; la X Municipalità ha concesso la pedonalizzazione dell’area pubblica nel tratto di Viale Campi Flegrei in cui lo staff di Vineapolis attira, da quasi venti anni, amanti della buona musica, cultori del vino e birrofili che hanno, da qualche mese, accesso a otto nuovi tipi di birra alla spina, oltre al prodotto imbottigliato, già presente nella storica enoteca flegrea.
Ad aprire le danze il Pone Jazz Project duo, composto da Enzo Pone (piano e voce) e da Fabio Rosolino al basso, che, dopo lunga gestazione, tornano ad esibirsi con un repertorio -più curato- che spazia dal blues al jazz e tocca pezzi sacri come “Cry me a river” facendo arrivare al pubblico presente una bella emozione.
A seguire Gli Indiziati (Roberto Macrì alla batteria, Tony De Voto al basso, Giuseppe Saccone al piano, Louie Skinny alla chitarra new entry), bella alchimia, ottima scelta dei brani, coraggio e professionalità; non manca mai George Benson nelle loro serate (Week end in Los Angeles, Affirmation) e pure Grusin e Carlton (Room 335), accanto a Lorber (Tune 88) e Steps Ahead. E non poteva mancare il saluto a Gino Evangelista, noto musicista bagnolese scomparso di recente, nè il dovuto e rispettoso omaggio all’uomo chiamato “Pinotto” con l’esecuzione -impeccabile- di un suo brano strumentale (Toledo).
Il clou della prima serata è stato l’ingresso sul palco della Scat Gatt Orchestra, compagine musicale dove l’ormai arcinoto Daniele La Torre si occupa dei plettri, Daniele De Santo fa vibrare il suo contrabbasso, Pasquale Termini si affida al violoncello, la splendida Francesca Masucci si occupa egregiamente di violino e viola; con loro, Raimondo Esposito (Tromba, flicorno, cornetta), Dario Mennella (Vibrafono e percussioni), e Raffaele Terlizzi (batteria e percussioni) a completare una scaletta che entusiasma e conquista. Accanto a “Cracovia” eseguono la “Cumparsita”, mescolando una pizzica, musica irish e “swing gitane”. Ensemble affiatata, non hanno eseguito, in questa occasione, il brano che ha ispirato il nome dell’orchestra; un motivo in più per vederli e ascoltarli di nuovo, questi “gatti randagi” che voglion fare il jazz e attingono ai loro studi, al loro amore per la musica, per regalare emozioni.
E il 19 si replica; di seguito il programma della serata.