E’ sempre una gradevole scoperta quella di reperire in giro per il mondo dei concept albums, la cui gestazione è inevitabilmente impegnativa, operazione musicale erroneamente considerata desueta.
La musica elettronica dei Belau
Per chiarire dubbi e perplessità sulla genesi dell’album “The Odissey”, abbiamo chiesto lumi a Peter Kedves fondatore dei Belau, gruppo ungherese che ha vinto il Grammy in patria nel 2016.
Perchè il vostro primo lavoro discografico è intitolato “The Odissey”?
Perchè il senso del viaggio, dell’Odissea ci ha permesso di viaggiare nelle culture d’ Europa, e “The Odissey” è un concept album che tocca l’area del Mediterraneo. Chi lo ascolta potrà viaggiare in ogni direzione dentro di sè e sentirsi ispirato.
Perchè avete scelto di cantare in inglese?
L’inglese è l’unica lingua conosciuta in tutta il mondo, ed è per tradizione la lingua della musica. Sono rari gli esempi di artisti che arrivano al top utilizzando la loro lingua madre e quando ciò avviene, il successo quasi sempre dipende dal genere musicale. Per il cammino intrapreso dal nostro gruppo, l’unica scelta appropriata era l’inglese, ma non è un compromesso per noi poichè ci piace scrivere i testi in inglese. Ciò si adatta alla band e al genere. L’ungherese è bello, e ci piace insegnare alcune parole della nostra lingua agli altri, ma scrivere in inglese dà una prospettiva diversa.
Che significa Belau?
E’ il nome aborigeno di Palau, un arcipelago che si trova in Micronesia. Da quando, a scuola, cercammo di imparare tutte le capitali del mondo, questo posto è riapparso spesso nelle nostre vite. Per noi suonare lì sarebbe un sogno che si realizza.
All’inizio Belau era un progetto di Peter Kedves; quando avete deciso di ampliare la rosa della band?
Peter è il fondatore della band, ma lui e Krisztiàn sono amici fin da piccoli, e lui si è unito al progetto quasi subito. Benjamin and Böbe sono arrivati in seguito, per completare le nostre performances dal vivo con una vocalist e un tastierista.
Come avete deciso le featurings del disco?
Abbiamo riflettuto molto sulla scelta di chi sarebbe stato più adatto ad interpretare questi brani; oltre alla nostra vocalist, Böbe Szécsi, hanno partecipato al disco Bogi Dallos, Myra Monoka, Antonia Vai and Sára Herrer. L’incontro con loro è stato così fruttuoso che non potevamo chiedere di più.
Dove eri quando ti hanno comunicato che i Belau avevano vinto il Grammy?
In realtà la notizia ha raggiunto per primo Krisztiàn, che era da solo a casa e cercava di contattarci. Eravamo così felici che non ci siamo accorti di aver ricevuto una nomination per due categorie: miglior album elettronico dell’anno e esordienti. Abbiamo vinto il Grammy per la prima categoria, l’evento è stato trasmesso in tv e ha avuto luogo nel Várkert Bazár.
Come è andato il vostro tour italiano?
Alla fine di ottobre siamo stati a Catania, Palermo e Taormina per il nostro tour autunnale in Europa. Una grande esperienza, per certi versi fantastica. A parte la carne di cavallo (che non ci piace), ogni momento è stato indimenticabile! Abbiamo suonato in locali piccoli ma abbiamo trovato un atteggiamento sempre accogliente e amichevole, al punto che il nostro ritorno in Italia non è un’ ipotesi campata in aria, sebbene ci piacerebbe suonare anche al nord. Il prossimo anno torneremo sicuramente in Italia.
Dicembre, “another year is over…” Che progetti avete per il 2018?
Il 2017 ha rappresentato un grande passo per noi: 70 date in 12 paesi, numeri importanti per una band che festeggia i due anni di attività a gennaio! Cosa ci porterà il futuro? Bella domanda! Abbiamo in programma 40 date per l’anno prossimo e nuovi brani da incidere, tra cui c’è “Redefine”, di cui abbiamo già girato il video con la voce di Böbe Szécsi.
Prossima tappa Groninga, Olanda, dal 17 al 20 gennaio per le manifestazioni 2018 dell’ ESN.